Celiachia e intolleranza al glutine: allarme diagnosi fai-da-te

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I gastroenterologi della SIGE lanciano l’allarme “sensibilità al glutine non celiaca” (NCGS). Molti di quelli che si auto-diagnosticano una NCGS sono in realtà dei veri celiaci e come tali vanno inquadrati e seguiti da uno specialista.

Secondo i gastroenterologi della SIGE sono troppe le persone che si autodiagnosticano la cosiddetta intolleranza al glutine o “sensibilità al glutine non celiaca” (NCGS), condizione dai contorni assai sfumati e non facilmente diagnosticabile.

L’invito lanciato è quello di rivolgersi sempre allo specialista e a lasciare da parte il “fai-da-te”, che in materia di salute può sempre rivelarsi pericoloso.

Disturbi “di moda” o problemi reali?

In principio era la celiachia, patologia ben caratterizzata per la verità solo intorno agli anni ’50 ma della quale si sa ormai veramente tutto. Le stime dicono che interessa almeno un italiano su 100 (come in tutto il mondo occidentale), anche se i soggetti geneticamente predisposti  a questa condizione sono circa il 30% della popolazione, cioè quasi 1 persona su 3.

«La celiachia – spiega la professoressa Ciacci – è un’intolleranza al glutine, un complesso di proteine presenti nel grano e in altri cereali (orzo, segale, ecc) che attiva una risposta immunologica in persone geneticamente predisposte». La predisposizione genetica è conferita dalla presenza dei geni HLA-DQ2 e/o HLA DQ8. Negli individui portatori dei geni predisponenti, il glutine può scatenare una reazione immunitaria con conseguente produzione di auto-anticorpi e di molecole infiammatorie (citochine) che vanno a danneggiare la mucosa intestinale (atrofia dei villi, infiltrazione della mucosa con cellule infiammatorie), alterando la permeabilità dell’intestino. La diagnosi si basa proprio su queste caratteristiche: presenza nel sangue (il prelievo va fatto mentre il soggetto segue una dieta contenete glutine) di elevati livelli di anticorpi (anti-transglutaminasi IgA e anti-endomisio); appiattimento dei villi intestinali rilevato alla biopsia della seconda porzione del duodeno effettuata durante una gastroscopia. 

La diagnosi di “sensibilità al glutine non celiaca”(NCGS)

Mentre per la celiachia i criteri diagnostici sono chiari e non lasciano adito a dubbi, molto più controversa è la diagnosi di “sensibilità al glutine non celiaca”(NCGS), ormai una moda fuori controllo in alcuni paesi, come gli Stati Uniti. «Quando non ci sono gli elementi per far diagnosi di celiachia – afferma la professoressa Ciacci – ma la persona riferisce che i suoi sintomi sono alleviati o scompaiono a dieta senza glutine, questa persona si auto-definisce – perché questa non è una diagnosi medica – “intollerante” al glutine o affetto da “sensibilità al glutine di tipo non celiaco” (o gluten sensitivity)». 

Sono stati proposti diversi protocolli per la diagnosi di questa condizione, ma in assenza di un biomarcatori e o di alterazioni istologiche tipiche, la diagnosi può essere solo di esclusione. In linea di massima gli esperti concordano che, se dopo 6 settimane di dieta priva di glutine, non si osservano miglioramenti sui sintomi addominale, la diagnosi di NCGS può essere esclusa con ragionevole certezza.

La terapia

Per la celiachia al momento l’unica terapia realmente efficace è la dieta priva di glutine (gluten free diet, o GFD), che rappresenta l’unico modo certificato per portare ad una progressiva normalizzazione degli anticorpi e dei danni della mucosa intestinale. Naturalmente ci sono molte linee di ricerca che stanno cercando di valutare la fattibilità e l’efficacia di trattamenti alternativi, vista l’evidente difficoltà del seguire un regime alimentare del tutto privo di glutine. Sul fronte della NCGS, non esistendo una diagnosi di certezza non è possibile dare indicazioni specifiche, neppure nel campo della terapia. Molti di questi soggetti finiscono con l’adottare spontaneamente una GFD, che in alcuni contesti, come gli Stati Uniti, dove la moda della NCGS impazza, è stata adottata spontaneamente da un americano su 4 portando letteralmente a far esplodere il mercato dei prodotti gluten-free che lo scorso anno ha battuto cassa per 11,6 miliardi di dollari e presenta un trend di crescita inarrestabile.

Fonte:
www.sigeitalia.org