Che cosa sa fare il neonato?

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competenze neonato
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La prima cosa che di certo avrete notato, a seguito di una – anche minima – esperienza con un neonato, è la sua totale dipendenza da un adulto che si prenda cura di lui, quello che i testi di psicologia amano chiamare il “care giver”.

 

In effetti, il piccolo dell’uomo viene al mondo quasi “prematuramente” [1] e strutturalmente non idoneo ad affrontare la vita in modo autosufficiente. Basti pensare al così detto processo di mielinizzazione, “che inizia durante la gestazione ma continua fino all’età adulta. La mielina è una sostanza che avvolge come una guaina le fibre nervose e svolge la funzione di aumentare la velocità di trasmissione dell’impulso nervoso. Alla nascita, per esempio, il midollo spinale non è completamente mielinizzato, per cui lo sviluppo del controllo muscolare nella parte inferiore del tronco e nelle gambe è più lento” [2].

 

Sembra dunque che la relazione sia inscritta fin dalla nascita nella vita dell’uomo, come qualcosa di necessario per la crescita e quindi fondante la soggettività adulta. L’uomo si individua e si sviluppa solo alla presenza di un altro che lo sostenga in questo processo, ma possiamo chiederci che cosa è già in grado di fare il bambino alla nascita?

 

I riflessi del neonato

Considerati risposte motorie primitive e involontarie di cui è dotato il bambino fin dalla nascita, i riflessi costituiscono uno dei parametri con cui il neonato viene valutato poco dopo il parto, nel così detto Indice Apgar [3]. Di che riflessi si tratta?

 

  • La rotazione del capo: toccandogli una guancia noteremo che gira la testa verso il lato stimolato e poi al lato opposto.
  • La suzione: succhia qualunque cosa che viene a contatto con la sua bocca.
  • Il riflesso di Moro: uno shock o un rumore molto forte provocano nel neonato la contrazione dei muscoli del dorso con abduzione ed estensione degli arti.
  • Il babinsky: provate ad accarezzargli il piedino e vedrete che stenderà le dita e poi le richiuderà!
  • La presa: vi stringe il dito appena gli si tocca il palmo.
  • La marcia automatica: provando a tenerlo in posizione eretta con i piedi che sfiorino una superfice, imiterà una camminata.

 

I riflessi, pian piano, si perdono col passare del tempo.

 

Lo sviluppo dei sensi

D’altro canto, però, il neonato sa fare molto di più!

 

Vista

Se ci mettiamo di fronte a lui ad una distanza di 20 centimetri sicuramente ci metterà a fuoco e rapidamente imparerà a seguire gli oggetti in movimento con lo sguardo. Sin dalla nascita distingue i colori e anche la luminosità.

 

Udito

Riesce – a livello uditivo – a discriminare alcuni suoni come “pa”, “ba” e sicuramente localizza da dove arriva il suono. Se posizionato in modo da stare vicino al petto di un adulto noterete come i suoni ritmici, come quello del battito cardiaco, possono calmarlo. Gli bastano pochi giorni di vita per riconoscere la voce della mamma da quella delle altre persone.

 

Olfatto, gusto e tatto

Già nella prima settimana di vita riconosce anche l’odore della mamma e sappiamo che reagisce ad alcuni odori (es. ammoniaca o anice). Anche il gusto è già sviluppato, riconosce il dolce dal salato, preferendo le sostanze zuccherine! Infine reagisce al tatto in quasi tutte le parti del corpo [4].

 

Impariamo con loro, fin dai primi giorni di vita, che cosa gli piace e cosa no, che suoni possono servire per calmarlo e cosa invece lo agita, che colori e che gusti preferisce, riconosciamo dei piccoli rituali che col passare dei giorni diventano più marcati, per esempio gli orari diurni e notturni in cui si sveglia più frequentemente, il ritmo dei pasti…

 

Scopriamo, così, che il bambino appena nato, pur essendo profondamente legato al suo care giver, senza il quale non potrebbe sopravvivere, ha già delle sue competenze che ci fanno intuire come da subito abbiamo a che fare con un soggetto a pieno titolo che col tempo impareremo a conoscere.

 

Fonti:
  1. Tarizzo D., Introduzione a Lacan, Laterza, Bari, 2003.
  2. Camaioni L., Di Blasio P., Psicologia dello sviluppo, Il mulino, Bologna, 2007, p.57.
  3. Virginia Apgar, A proposal for a new method of evaluation of the newborn infant, in Curr. Res. Anesth. Analg., vol. 32, nº 4, International Anesthesia Research Society, 1953, pp. 260–267.
  4. Camaioni L., Di Blasio P., Psicologia dello sviluppo, Il mulino, Bologna, 2007, p.57.
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Silvia Parolini

Psicologa clinica, iscritta all'albo della Lombardia. Psicoterapeuta specializzanda. Cultore della materia in Università Cattolica per la facoltà di Psicologia.

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