Dimmi quello che mangi e ti dirò che microbiota hai

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La composizione della microflora intestinale non è costante: si modifica infatti seguendo l’andamento delle stagioni, in base a come cambia la dieta in diversi periodi dell’anno.

Ecco ciò che è emerso da uno studio dell’Università di Stanford negli Stati Uniti.

Cos’è il microbiota?

Il microbiota, noto anche come flora intestinale, rappresenta l’insieme dei microrganismi che vivono nel nostro intestino. Si tratta di più di 1.000 specie diverse, per la maggior parte batteri, ma anche funghi e virus. 

Il campione utilizzato: una tribù

Per raggiungere questi risultati, i ricercatori hanno analizzato la tribù degli Hadza, un popolo della Tanzania. Lo scopo era quello di analizzare cosa succede nell’intestino di esseri umani che vivono secondo  un modello primitivo, la cui dieta è maggiormente influenzata dall’alternarsi delle stagioni, rispetto a quanto accade nella moderna società industrializzata.

Gli indigeni rappresentano da un certo punto  di vista una sorta di macchina del tempo, che ci permette di comprendere i nostri antenati. Così facendo, è possibile raccogliere indizi su come la nostra microflora intestinale si sia evoluta nei secoli e potrebbe darci informazioni utili per capire come si modificherà in futuro.

Due stagioni

Nel territorio degli Hazda si possono riconoscere due stagioni: quella secca, da maggio a ottobre, durante la quale abbonda la cacciagione, e quella umida, da novembre ad aprile, quando la tribù si alimenta per lo più di frutta e vegetali.

Lo studio ed i risultati

L’analisi di oltre 350 campioni di feci, raccolte da 188 membri della tribù, ha permesso di osservare una variazione ciclica della composizione della microflora, a seconda del periodo dell’anno. Durante la stagione secca, predominano le specie batteriche collegate all’assunzione di carne. Nei mesi umidi, al contrario, prevalgono i microorganismi che collaborano alla digestione di bacche e miele. In altre parole, il microbiota intestinale si adatta alla dieta, favorendo la proliferazione dei microrganismi più adatti a collaborare con la digestione dei cibi abbondanti in un certo periodo.

Il confronto con i Paesi industrializzati

Successivamente, i ricercatori hanno confrontato il microbiota degli indigeni con quello di 18 popolazioni provenienti da 16 paesi industrializzati diversi, tra cui gli Stati Uniti.  Al termine dell’indagine, hanno osservato che la flora intestinale delle tribù è significativamente diversa rispetto a quella degli altri. Il microbiota degli abitanti delle aree industrializzate contiene infatti una maggiore percentuale di batteri legati al consumo di carne. Al contrario, l’intestino degli Hazda è ricco di microrganismi che producono sostanze specializzate nella digestione dei carboidrati vegetali.

Il tipo di alimentazione ed il microbiota: c’è un legame

Secondo i ricercatori questa differenza rispecchia la diversità nel tipo di alimentazione: nelle società moderna, infatti, il consumo di frutta e verdura è decisamente inferiore a quello di popolazioni che vivono a stretto contatto con la natura, come appunto gli Hazda. Si tratta quindi di una conferma: il microbiota cambia in base alla dieta che seguiamo, adattandosi in base agli alimenti che mangiamo.

Recentemente, diversi studi suggeriscono che il ruolo della microflora intestinale vada oltre quello della semplice digestione. È sempre più diffusa, infatti, l’opinione secondo cui questi microrganismi influenzino in modo determinante lo sviluppo del sistema immunitario e il suo corretto funzionamento. Capire quindi quali sono i meccanismi che regolano la composizione di questo “organo nascosto” potrebbe quindi essere utile per fare luce sulla salute dell’intero organismo.

Dott.ssa Martina Laccisaglia

Centro Studi Comunicazione sul Farmaco, Salute e Società – Università Statale di Milano

Fonte:

Samuel A Smits, et al. Seasonal cycling in the gut microbiome of the Hadza hunter-gatherers of Tanzania. Science  25 Aug 2017:357, 6353, 802-806.

 

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Martina Laccisaglia

Esperta di comunicazione in area salute. Collabora con il Centro Studi Comunicazione sul Farmaco, Salute e Società della Statale di Milano. Maggiori info sul nostro collaboratore