Un’epidemia silenziosa

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amicocharly
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L’associazione L’amico Charly da anni opera sul territorio con progetti educativi e di sostegno agli adolescenti, cercando nella scuola la prima alleata per prevenire il disagio giovanile.

 

Bullismo e cyberbulling sono diventati negli ultimi anni patrimonio del dizionario quotidiano quando parliamo di atti di violenza di cui sono protagonisti giovani e giovanissimi.

In una società complessa o nella cosiddetta “società liquida”, dove alla crisi dello Stato, delle ideologie, dei valori condivisi dalla comunità si impone una nuova tipologia di individuo, egocentrico, privo spesso di punti di riferimento, che considera l’altro come suo antagonista, sempre in preda alla frenesia dell’apparire e di un consumismo bulimico, i soggetti in evoluzione, come i giovani, ne risentono maggiormente. 

Essi percepiscono più di altri la precarietà che li circonda, riconducibile spesso a una precarietà educativa, il che non agevola la loro crescita, anzi mette a nudo e potenzia le loro fragilità. Questo spesso si traduce in atti di violenza verso l’altro, quello considerato dal gruppo come il diverso (brutto, grasso, silenzioso, timido, impacciato, diverso per etnia, cultura, religione ecc. e, pertanto, non omologato e non omologabile).

Quando scatta la violenza e questa si fa continuativa contro una vittima prescelta, il diverso appunto, è la vittoria del bullo e del suo gruppo.

Come se non bastasse il bullo ha anche a disposizione un’arma davvero invincibile, la sua “appendice tecnologica” (smartphone, IPad, PC con annessi e connessi): sono le appendici dei Digital Natives, divenute ormai una parte “epidermica” di loro, indipendentemente da qualsiasi fattore sociale, culturale, economico. Con le loro appendici sanno fare di tutto (telefonano, ascoltano musica, guardano filmati di ogni genere, copiano i compiti anche in classe, si connettono con chiunque nel villaggio globale, chattano, inviano e postano foto e video su Instagram solo per fare qualche esempio) e il nuovo potente “amico” è sempre disponibile a fare ciò che il suo “padrone” vuole. 

Se il suo padrone è il bullo, ecco che l’appendice si trasforma da strumento di comunicazione  in strumento che veicola la violenza contro la vittima, ma.. su un palcoscenico che è il cyberspazio, l’universo globale della realtà virtuale. La persecuzione diventa più facile, rimane anonima, quasi sempre impunita, priva di riferimenti spazio-temporali. Ciò libera il persecutore anche da eventuali remore etiche, perché online sembra che tutto sia concesso e possibili, anche inventarsi un’altra identità. 
E gli effetti del bullismo agito si moltiplicano e si potenziano con danni ancora più devastanti per la vittima, che si sente perseguitata con modalità che non consentono alcuna difesa, ancora più isolata, esclusa, violentata, mentre è, suo malgrado, sotto gli occhi di tutti i frequentatori del cyberspazio (milioni!) e la vergogna la attanaglia e la immobilizza. 
La sua impotenza può diventare l’anticamera di un deperimento fisico (mangia male e ha disturbi del sonno), psicologico con l’insorgere di depressioni di varia natura, accompagnate spesso dal desiderio di autocancellarsi: da qui atti di autolesionismo, ideazioni suicidarie e tentativi di suicidio, spesso riusciti purtroppo!

Le statistiche dimostrano che il fenomeno, nelle sue diverse declinazioni, è in crescita, e non solo:

 

È presente fin dalla scuola elementare

  • È in forte aumento nella fascia 11-13 anni
  • Le femmine sono le vittime prescelte
  • È in aumento il bullismo (e anche il cyberbulling) che vede le femmine come violentatrici (le bulle); la loro azione è meno appariscente, ma più sottile e più crudele
  • Fra gli adolescenti i liceali occupano il primo posto della classifica

Il luogo prescelto, al di là del cyberspazio, è soprattutto la scuola (!?), e all’interno della scuola in ordine l’aula, il corridoio, il cortile; la Scuola da Istituzione educativa a “palestra di violenza” e anche di silenzio: dal silenzio della vittima all’omertà di chi assiste e rimane indifferente, al silenzio dei docenti e spesso dei Dirigenti. Al silenzio della Scuola fa da contraltare spesso anche il silenzio della famiglia, che preferisce sdrammatizzare con il figlio/a vittima per non “farne un caso” e per non ammettere la fragilità del figlio /a.
Tale assenza e inadeguatezza di risorse educative e pedagogiche non fa che aggravare l’epidemia silenziosa.

E L’amico Charly quale ruolo gioca in questa partita aperta?

  1. L’Associazione rappresenta un osservatorio privilegiato: i nostri educatori osservano, dialogano con gli utenti quotidiani (ragazzi dagli 11 ai 18 anni), provenienti dalle scuole del territorio e, se intercettano segnali di rischio, intervengono con la loro professionalità coinvolgendo subito genitori e scuola
  2. Agiamo da informatori/formatori con Scuole di diverso grado a livello cittadino e regionale con l’obiettivo primo di dotare il personale scolastico delle necessarie informazioni sul fenomeno, a quali agenzie esterne rivolgersi (esperti, Associazioni, Polizia Postale ecc..), con l’obiettivo ultimo di attivare momenti di formazione rivolti: a) piccoli gruppi di docenti più sensibili; b) al personale non docente; c)a classi designate dalla Dirigenza perché più a rischio; d) a gruppi di genitori; e) mettiamo a disposizione educatori e, se occorre, psicologi, per incontri personalizzati con bulli e vittime; f) in caso di fenomeni di autolesionismo anche grave fino al tentato suicidio, è  a disposizione  il personale specializzato del nostro modulo di servizio Crisis Center.
  3. La finalità di questo primo approccio è far sì che la scuola, con la sua dote, realizzi una propria rete sinergica al suo interno, ma non solo. Proprio perché L’amico Charly ONLUS  si configura sul disagio giovanile come un’antenna sempre attiva sul territorio, propone ad alcune Scuole informate e formate, prerequisito imprescindibile, di diventare anch’esse antenne nel proprio territorio: l’antenna trasmette e riceve, permette di relazionarsi con altre realtà, in una parola comunica. Questo è il primo antidoto contro l’epidemia silenziosa.
  4. Proponiamo alle Scuole di elaborare in collaborazione con i nostri esperti  piccoli progetti finanziati dal MIUR nazionale, i cui destinatari siano gli allievi che con il loro protagonismo creativo ma guidato dai nostri educatori possano prendere coscienza e contrastare il bullismo (solo a titolo esemplificativo “Bullo? NO! Ballo” è un progetto informativo, formativo, preventivo per realizzare un balletto con gli esperti dell’Associazione, anche nei locali de L’amico Charly).

 

Competenze informative, formative, preventive, creative per creare sinergie, reti aperte a relazioni diverse: antidoti contro il silenzio che connota questa epidemia!

Mariagrazia Zanaboni
Presidente dell’Associazione L’amico Charly ONLUS
Già Componente della Commissione “ Bullismo e Cyberbulling” del MIUR

 

Per approfondire ulteriori temi, vedi QUI lo “Speciale prevenire la depressione 2016”