In questa intervista Patrizia Limonta, responsabile del gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano, fa maggior chiarezza sul ruolo antitumorale del delta-tocotrienolo contenuto nell’olio di palma non trattato, come anticipato in un nostro precedente articolo (vai all’articolo).
Patrizia Limonta, Professore Associato di Biologia Applicata specializzata in Farmacologia e in Endocrinologia Sperimentale, ci ha accolti nel suo laboratorio per parlarci di come è nato il progetto di studio sul delta-tocotrienolo (δ-TT), il composto più attivo nella lotta contro lo sviluppo dei tumori, e di quali potranno essere i suoi utilizzi futuri in campo di cura e prevenzione.
Professoressa Limonta, dal suo studio emerge che il delta-tocotrienolo ha un ruolo antitumorale nella cura del melanoma. Ci potrebbe spiegare meglio dove si trova questo composto e il suo legame con l’olio di palma?
Innanzitutto va detto che il delta-tocotrienolo è un composto della vitamina E. La vitamina E è costituita da due classi di composti: i tocoferoli (α, β, δ, γ) e i corrispondenti tocotrienoli (TT). Sono questi ultimi, secondi i dati di letteratura, ad avere effetti positivi su diversi aspetti della salute umana (azione antiinfiammatoria, prevenzione delle malattie cardiovascolari e neurodegenerative, ecc.). I nostri studi, in vitro e preclinici, ci hanno portato a dimostrare che il δ-TT è il più attivo tocotrienolo nel contrastare la proliferazione di cellule di melanoma umano. I TT si trovano nell’olio di palma non raffinato (il 50% dell’estratto di composti della vitamina E è costituito da δ-TT e γ-TT) ma anche nei semi di Annatto (Bixa Orellana; 99% di δ-TT).
Ci può illustrare come è nato il progetto di questo studio?
Il mio laboratorio si occupa da anni dello studio dei meccanismi molecolari che stanno alla base dello sviluppo tumorale e dell’identificazione di molecole che possano contrastare lo sviluppo dei tumori interferendo con questi meccanismi (con particolare riguardo al tumore prostatico e al melanoma). Recentemente, è stato evidenziato come un meccanismo cellulare noto come ‘stress del reticolo endoplasmatico’ possa indurre la cellula tumorale ad andare incontro a morte programmata (apoptosi). È stato inoltre dimostrato che alcune molecole endogene, sintetiche o naturali, sono in grado di attivare questo meccanismo inducendo le cellule tumorali ad andare incontro all’apoptosi.
È stato sulla base di queste osservazioni preliminari che nel mio laboratorio si è pensato di valutare se il δ-TT potesse esercitare un effetto antitumorale su cellule di melanoma attraverso questo meccanismo. Per confermare gli effetti antitumorali del δ-TT osservati in vitro abbiamo inoltre pensato di effettuare studi preclinici (in collaborazione con l’università dell’Aquila).
Ritiene che il composto delta-tocotrienolo potrà essere utile anche per la prevenzione di tumori della pelle o soltanto nella cura?
Nel nostro laboratorio sono in corso studi per verificare se il δ-TT possa prevenire lo sviluppo del melanoma. In particolare, stiamo valutando se questo composto possa interferire con l’azione pro-infiammatoria delle radiazioni UVB su melanociti umani.
Per quanto riguarda la cura vorrei sottolineare un aspetto molto importante. I pazienti affetti da melanoma hanno ora a disposizione terapie molto efficaci (‘targeted therapies’, terapie immunologiche) e in continua evoluzione. Sulla base dei nostri risultati noi non proponiamo assolutamente una alternativa a queste terapie (questo deve essere bene chiaro per i pazienti oncologici). Possiamo però pensare che il δ-TT possa essere utilizzato in combinazione con queste terapie per potenziarne l’azione antitumorale o, eventualmente, ridurre lo sviluppo della resistenza (studi sono in corso nel nostro laboratori per verificare questa ipotesi).
Secondo lei sarà possibile in futuro studiare l’utilità di questo composto anche in altre patologie?
In letteratura ci sono già pubblicazioni che dimostrano che i TT possono avere un’azione protettiva nei confronti delle malattie cardiovascolare o di prevenzione di alcune patologie neurologiche. Ricerche più approfondite sono auspicabili per confermare queste osservazioni.Â
Pensa che il suo studio possa rivalutare l’olio di palma vista la forte comunicazione negativa che oggi viene fatta sia dai media che sulle confezioni di prodotti alimentari?
La comunicazione negativa che viene fatta sulle confezioni dei prodotti alimentari riguarda la presenza, nell’olio di palma raffinato in essi contenuto, di acidi grassi saturi che possono avere effetti negativi soprattutto sul sistema cardiovascolare. Questo aspetto dell’olio di palma, come dite nella vostra domanda, è al centro di una fortissima comunicazione mediatica. A questo proposito però andrebbe sottolineato, come già sottolineato da molti ricercatori, che i grassi saturi sono presenti non solo nell’olio di palma ma anche in altri prodotti alimentari quali il burro. Il problema quindi riguarda l’abuso di questi alimenti in generale.
D’altra parte, il nostro studio non si occupa assolutamente di questo aspetto. Noi dimostriamo che nell’olio di palma grezzo (non raffinato) è contenuto un principio chimico che, una volta estratto e purificato, può avere un effetto positivo nel contrastare lo sviluppo del melanoma (e speriamo anche di altri tipi di tumore).Â
Martina Laccisaglia
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