Quando la “macchia” indaga la malattia: le “Agitate” di Signorini

1831
Telemaco Signorini, La sala delle Agitate, 1865, Venezia, Galleria d' Arte Moderna Ca' Pesaro
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Naturalismo e oggettività nelle opere di Telemaco Signorini.

L’antico ospedale San Bonifazio in via San Gallo era il manicomio di Firenze. All’interno della struttura vi era il reparto psichiatrico femminile delle “Agitate”, donne affette da svariati disturbi mentali. 

Muri bianchi, asettici.

Solitudine.

Telemaco Signorini indaga con le sue macchie- contrasto fatte di luci ed ombre le patologie cui erano affette le donne, rinchiuse nel reparto delle Agitate.

Donne che urlano, si disperano, spesso eccitate, talvolta persino occupate in interminabili e concitati discorsi con visitatori immaginari, come nel caso della donna che alza il pugno, come a far valere la propria bizzarra opinione.

Alcune, di contro, se ne stanno lo sguardo perso nel vuoto, una di loro, in primo piano, cammina invece avanti e indietro, alla ricerca di un qualcosa che probabilmente si trova fuori dalle mura di quel triste manicomio.

Le donne vengono descritte da Telemaco con toni scuri, ocra, i loro volti sono ancora più scuri dei loro corpi, alcune sul fondo sembrano addirittura dei fantasmi, incappucciate nelle vesti bianche.

L’artista descrive atteggiamenti contrastanti: chi si nasconde, cela la propria sofferenza e chi invece non può fare a meno di urlarla e dichiararla violentemente.

La macchia, tipica dei pittori Macchiaioli fiorentini, movimento di cui Signorini faceva parte, esprime perfettamente il disagio interiore di queste donne.

L’artista realizza un quadro dal sapore naturalistico contemporaneo, vero, audacemente crudo, che non lascia spazio all’idealizzazione.

Nella sala aleggiano il vuoto e la solitudine; rimbombano i singhiozzi e le urla delle Agitate.

Opera: 
Telemaco Signorini, La sala delle Agitate, 1865, Venezia, Galleria d’ Arte Moderna Ca’ Pesaro
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