Gaspare Traversi: cure mediche tra memorie caravaggesche e teatralità

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Gaspare Traversi fu un artista napoletano che visse in piena epoca illuminista.


Eppure nell’opera “Il Ferito”, 1752, realizza figure dinamiche, alcune sullo sfondo sembrano quasi caricaturali, il tutto unito a forti contrasti chiaroscurali che ricordano lo stile caravaggesco.

Infatti Traversi, si trasferì presto a Roma per implementare la sua conoscenza dell’arte e certo avrà approfondito lo studio del naturalismo di Michelangelo Merisi.
Traversi realizza una scena concitata, caratterizzata da varie figure e da una luce intensa e drammatica che, posandosi sui volti dei personaggi, ne analizza i caratteri, pone in evidenza le azioni.

L’uomo al centro, si scosta la maglia per mostrare all’attento dottore il fianco su cui si trova la ferita.
L’ artista rappresenta il momento precedente all’intervento, riuscendo a rendere magistralmente sia la concentrazione del dottore che il dolore provato dall’uomo, il cui volto, sorretto da una nobildonna, appare parzialmente in ombra, offuscando il suo sguardo tormentato.

Emblematiche le tre figure sullo sfondo: un giovane che non sembra curarsi dell’accaduto a sinistra, un uomo anziano al centro che sembra asciugarsi le lacrime e una donna con le mani giunte a destra, forse i genitori del ragazzo in primo piano.

Sembra quasi che Traversi abbia voluto celare sotto questo episodio “di genere” dei sottili simbolismi, che potrebbero essere ricondotti a un significato di tipo religioso, vagamente vicino a una scena di compianto.

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