A nessuno sarebbe venuto in mente di bere acqua estratta da un pozzo, senza prima ripulire bene le pareti dalle muffe che le incrostavano. Fu un giovane medico della Marina Militare a notare per primo qualcosa di singolare.
Si definisce antibiotico una sostanza prodotta da un microrganismo, capace di ucciderne altri. L’uso di muffe e piante particolari nella cura delle infezioni era già noto in molte culture antiche – greca, egiziana e cinese – la cui efficacia era dovuta alle sostanze antibiotiche prodotte dalla specie vegetale o dalla muffa; non si aveva però la possibilità di distinguere la componente effettivamente attiva, né di isolarla.
Se la ricerche moderne iniziarono con la scoperta casuale della penicillina nel 1928 da parte di Alexander Fleming, pochi sanno che fu Vincenzo Tiberio, un ricercatore e ufficiale medico della Marina Militare Italiana, il primo a scoprire il potere chemiotattico e battericida di alcuni estratti di muffe.
Nel cortile della casa di Arzano, dove viveva, vi era un pozzo in cui si raccoglieva l’acqua piovana, e la stessa veniva poi usata anche per bere.
L’umidità del luogo faceva sì che sul bordo della cisterna crescesse spesso la muffa, per cui periodicamente era necessario ripulirla.
Tiberio notò che ogni qual volta il pozzo veniva ripulito, gli abitanti della casa andavano incontro ad enteriti (infiammazione dell’intestino), cosa che non accadeva invece nei periodo in cui erano presenti le muffe.
Egli intuì quindi un collegamento tra la presenza dei miceti e la crescita dei batteri patogeni all’interno dell’organismo umano.
Sottoposta a verifica sperimentale tale intuizione, Tiberio riuscì a dimostrare come l’azione terapeutica delle muffe fosse legata ad alcune sostanze presenti in esse, sperimentandone l’effetto benefico.
Ma la grande fortuna degli antibiotici è legata, com’è noto, alla scoperta della penicillina in seguito ad un errore procedurale avvenuto nel laboratorio di Alexander Fleming. Nel 1928 il ricercatore era rimasto assente dal suo laboratorio per una breve vacanza mentre stava lavorando su alcuni ceppi di batteri, coltivati in una capsula di coltura.
Al ritorno dalla vacanza, Fleming notò che in una delle capsule c’era un alone chiaro inusuale: in quella zona i batteri non erano cresciuti. Il 25 ottobre 1945, Fleming insieme a Ernst Chain e Howard Walter Florey, che grazie al loro gruppo di lavoro riuscirono a ottenere gli antibiotici in forma pura, conseguirono il premio Nobel per la medicina.
Redazione
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