L’hacker dei tumori

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I tumori sono patologie reversibili e diverse osservazioni scientifiche possono dimostrare come i fattori del microambiente embrionale siano in grado di riprogrammare le cellule tumorali, riconducendole ad un comportamento normale.

Sono le incredibili conclusioni a cui è giunto il dott. Pier Mario Biava impegnato da più di 30 anni in pionieristiche ricerche in collaborazione con l’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Trieste ed alcuni ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

I primi studi furono pubblicati nel 1988 su Cancer Letter e a partire da quel momento Biava ha avviato numerose collaborazioni con Istituti Universitari quali l’Università La Sapienza di Roma, l’Università di Pisa e l’Università di Bologna, oltre che con Università straniere ( Biava ha pubblicato articoli con il Prof. Janis Klavins della Cornell University di New York, con il Prof. Richard Ablijn, scopritore del PSA, il primo marker descritto nel tumore della prostata e con Stewart Sell che ha studiato in modo approfondito la biologia delle staminali del fegato).

Il concetto di base era molto semplice: non studiare i tumori dal punto di vista genetico (ossia la mappatura del loro DNA) ma dal punto di vista epigenetico (ossia studiare i meccanismi di programmazione e regolazione del DNA). Per fare un esempio potremmo dire che anziché studiare l’hardware del computer, Biava e colleghi si sono concentrati nello studiare il software delle cellule.

Questo software, che Biava chiama il programma della vita completo ed è lui che regola tutti i geni di un organismo.

I ricercatori sono riusciti ad estrarre dall’embrione di Zebrafish, il pesce più studiato al mondo poiché dotato di un genoma con una compatibilità con quello umano superiore al 95%, i fattori che guidano la differenziazione delle cellule staminali durante le fasi di sviluppo di un embrione.

Si tratta di proteine ed acidi nucleici con proprietà regolatorie, che si è dimostrato essere gli stessi fattori presenti della specie umana.

Studi condotti sulle cellule staminali adulte umane isolate dal tessuto adiposo hanno portato a chiarire aspetti fondamentali sul ruolo di regolazione del codice epigenetico a livello del DNA codificante.

Alla fine quello che a Biava è risultato chiaro è che la vita si organizza sulla base di programmi informativi che forniscono, alla stregua di applicazioni, pacchetti di istruzioni precise: queste sono unità inscindibili, che non vengono utilizzate se vengono frammentate.

D’altra parte la ricerca più attuale e moderna ha dimostrato come questi fattori di regolazione vengano trasferiti alle cellule sottoforma di pacchetti informativi, contenuti in vescicole, chiamate esosomi.

In questo modo siamo sempre più vicini a capire come funzionano i sistemi di regolazione delle cellule e come fare per bloccare le cellule tumorali: o riprogrammandole in cellule normali o inducendone il suicidio, apoptosi.

Salvatore Iaconesi, ingegnere informatico ed ex malato di tumore cerebrale, ha utilizzato, tra le varie terapie, anche il trattamento sperimentale messo a punto da Biava ed i risultati sono stati molto positivi. Dopo quest’esperienza ha definito Biava “hacker dei tumori” poichè ha utilizzato in medicina le stesse strategie di un hacker: scovare i bug informatici/biologici per poter entrare nel software e riprogrammarlo, sistemando così gli errori.

Per approfondire:

www.oncovita.it