Uno dei kit diagnostichi più performanti per il COVID-19 è made in Italy. Permette di determinare in tempi record la “carica virale” del paziente; in questo modo è poi possibile individuare la terapia più adeguata e poter seguire il follow up preciso del paziente.
A sviluppare questo “super-kit” è stata l’azienda biotech Clonit, stata fondata nel 1987 grazie al contributo del primo fondo di Venture Capital Italiano (FINBIOTECH).
Per capire qualcosa in più sul Kit diagnostico abbiamo parlato con il dr. Carlo Roccio, chairman di Clonit. Roccio è un manager con un importante background nel settore bio-molecolare ed ha diretto per oltre 30 anni un Laboratorio multi specialistico di Analisi Cliniche.
Qual è il principio di funzionamento del Vostro Kit diagnostico?
Il Kit di CLONIT Quanty COVID-19 si basa sul metodo di amplificazione genica denominato RT-PCR, ed e’ stato sviluppato dal dipartimenti di ricerca e sviluppo di Clonit nei mesi di Gennaio e Febbraio. Il tutto è stato possibile anche grazie indicazioni pubblicate dal CDC americano di Atlanta successive al sequenziamento del Sars-Cov-2. Da qui è partita l’elaborazione “in silico” delle sonde Molecolari, dei Primers e dei clonaggi per la strutturazione preliminare dei reagenti. Nel mese di Marzo sono state eseguite la prove di validazione esterne con campioni biologici presso l’Istituto di Malattie Infettive di UNIMI- HSacco diretto dal Prof Massimo Galli e presso l’Istituto di Virologia dell’Università di Milano nei laboratori diretti dalla Professoressa Elena Pariani. Il 3 di Aprile una circolare del Ministero della Salute ha ammesso il Kit Quanty Clonit tra quelli marcati CE-IVD e utilizzabili nei Laboratori di Diagnostica Europei.
Quale è il significato della “Carica Virale”
Il Kit Clonit è un kit QUANTITATIVO, ossia determina oltre alla Positività o Negatività verso COVID-19 la CARICA VIRALE. Si tratta di un dato fondamentale a livello di diagnostica in quanto l’esito dell’infezione da COVID-19 si decide nei primi 10-15 giorni dal contagio ed è direttamente dipendente dalla carica virale. Un paziente positivo appena sopra il cut-off avrà un decorso clinico completamente differente da un paziente con un milione di copie virali per microlitro. Inoltre sarà possibile, conoscendo la carica virale alla diagnosi, seguire il decorso clinico di ogni paziente con dosaggi successivi.
Può spiegarci come vengono evitati i falsi negativi
Per evitare i test falsi negativi è stato introdotto il dosaggio di un enzimaintracellulare(RNAsi P) che verifica la cellularità del campione prelevato con il tampone Rino-faringeo: se la cellularità prelevata è bassa o nulla il risultato negativo viene invalidato automaticamente. Quindi deve essere ripetuto il tampone.
Ed i falsi positivi?
La riduzione di falsi positivi è favorita dalla presenza dell’enzima UNG, una proteina in grado di eliminare qualsiasi prodotto residuo delle precedenti amplificazioni di PCR, consentendo una riduzione delle contaminazioni che potrebbero formarsi durante l’analisi.
Quando devono essere fatti questi test?
Il test molecolare consiste nella ricerca e dosaggio dell’RNA specifico del COVID-19 ed è l’unico test UTILE per fare la DIAGNOSI .
Dal momento in cui ci sia stato il contagio con individuo portatore del virus sia sintomatico che asintomatico possono decorrere da uno a tre giorni per ritrovare il virus COVID-19 con un tampone Rino- faringeo.
Dove viene ricercato?
Come detto normalmente il virus COVID-19 viene ricercato nelle cellule delle mucose Rino- Faringee. Durante il decorso dell’infezione può’ essere necessario ricercare il virus COVID-19 anche nel BAL ( liquido di lavaggio bronco- alveolare)
Come prevede evolverà questa pandemia?
Non ci sono ancora sufficienti dati per azzardarsi in previsioni sull’andamento della pandemia se non una osservazione generale che consiste nella verifica delle evoluzione delle casistiche nei vari Paesi, che sono sfalsate temporalmente di qualche settimana dalla comparsa dei primi casi in Italia, poi in Spagna, Francia , Germania, UK, USA, Brasile, Russia ecc con evoluzioni abbastanza simili.
Riguardo al vaccino per il quale personalmente non ho specifiche competenze, credo che i competitors siano di dimensioni planetarie e vedremo nei prossimi mesi se ci saranno risultati confortanti.
Per quanto attiene ai presidi terapeutici utilizzati nell’emergenza, sono in corso valutazioni da parte di AIFA su quelli che hanno ottenuto discreti risultati, e faccio riferimento alla Clorochina, agli anti infiammatori, agli anti trombotici, fino ai farmaci anti virali tipo Remdesivir e altri, che, studiati per altri agenti come Ebola, HIV, HCV. Inoltre è stato messo a punto uno studio per la valutazione dell’efficacia della trasfusione di plasma iperimmune da donatore guarito da COVID-19.
Lancio qui una mia personale convinzione rispetto all’uso del Sistema CRISPR come farmaco per eradicazione virale che risale al 2018 con una partecipazione ad uno studio per eradicazione del Polioma virus (JCV) messo a punto alla Temple University dal Prof Kamel Khalili.
Presso la Stanford University è stato messo a punto un metodo chiamato Pac-Man che si basa sull’uso di CRISPR Cas13 per l’eradicazione di COVID-19. Forse Pac-Man non farà in tempo ad aiutarci nella pandemia ancora in corso, ma questa applicazione di CRISP potrebbe rivelarsi preziosa per le epidemie del futuro.
Può spiegarci meglio cosa si intende per CRISPR?
La tecnica CRISPR si ispira a un sistema naturale sviluppato dai batteri per difendersi dall’attacco dei virus. Perciò usare CRISPR in chiave antivirale è una sorta di ritorno alle origini. Trattandosi di virus a RNA, il gruppo ha scelto di utilizzare un enzima che taglia l’RNA anziché il DNA e la scelta è caduta sulla Cas13 derivata da Ruminococcus flavefaciens. Questa nucleasi infatti è piccola (e dunque più adatta a essere trasportata dentro alle cellule), potente e precisa.
La strategia Pac-Man ideata dall’Università di Stanford e presentata nell’archivio di prepubblicazione bioRxiv. Il nomignolo è un acronimo che sta per Prophylactic Antiviral CRISPR in huMAN cells (CRISPR profilattica antivirale in cellule umane).
Il laboratorio di Stanley Qi stava sviluppando questa idea come arma contro i virus influenzali quando è scoppiata l’emergenza Covid-19, causata dalla diffusione del virus Sars-CoV2. I ricercatori, quindi, hanno colto la palla al balzo. Hanno testato la strategia Pac-Man contro l’attuale nemico e la sua famiglia, che comprende Sars, Mers e molti altri virus ancora confinati nei serbatoi animali.
Giovanni Abramo
Ultimi post di Giovanni Abramo (vedi tutti)
- Ecco il nuovo kit diagnostico in grado di distinguere influenza normale da COVID-19 - Novembre 18, 2020
- Che differenza c’è tra tamponi e test sierologici? - Novembre 3, 2020
- Tumori: le terapie geniche CAR-T, come funzionano e quali prospettive peri pazienti - Settembre 15, 2020