Buffoni a corte: l’esibizione della deformazione nelle opere di Diego Velàzquez

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Nani e buffoni di corte, con i loro difetti fisici, in una sottile analisi psicologica vengono magistralmente immortalati in numerose opere seicentesche.


Movimento, linee sinuose, ricchezza, ostentazione, capriccio: in una parola, BAROCCO.

Il seicento è l’epoca dello sfarzo, di un’eleganza al limite dell’ampollosità.

Questo stile non si manifestò solo in Italia, ma anche in numerosi altri centri europei, in particolare in Spagna, dove innumerevoli architetture vennero pian piano rivestendosi d’oro e di sovrabbondanti elementi decorativi.

In pittura, molto spesso, vennero inseriti all’interno delle tele elementi bizzarri e buffoneschi.

In particolare, Diego Velàzquez, realizzò una serie di opere presso la corte di Filippo IV di Spagna, nelle quali nani o buffoni di corte sono gli indiscussi protagonisti.

Piccoli uomini, elegantemente abbigliati guardano verso l’osservatore; spesso al loro fianco compaiono oggetti, animali che sottolineano la loro “piccolezza”.

Uomini che ci osservano con severo distacco, infastiditi, probabilmente, di essere al centro dell’attenzione per i loro difetti.
Non c’è una vera e propria ambientazione in queste opere, perché non serve, è la potenza del loro sguardo a vincere; allora lo sfondo diventa scuro, color mattone ocra, insignificante, triste.

I toni scuri e sfumati che fanno da cornice alle figure sembrano sottolineare e far risaltare la loro condizione di isolamento ma allo stesso tempo di unicità.

La deformazione, l’elemento bizzarro e buffonesco diventano dunque elementi di scherno e derisione, un momento di frivola convivialità per i nobili a corte.

 

Sono persone che pur essendo fisicamente minuti risultano essere estremamente forti, tanto da spiazzare e perfino intimidire l’osservatore solo con la potenza del loro intenso sguardo.

 

Opere:

1. Diego Velàzquez, Nano con cane, 1640-1645, Madrid, Museo del Prado

 

2. Diego Velàzquez, Ritratto di Sebastian Morra, 1644, Madrid, Museo del Prado

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