L’invidia negli occhi dell’anziana di Géricault.
Uno sfondo scuro, il buio.
Un buio che ottenebra la mente, che deforma i pensieri, tramutandoli in pericolose fantasie.
Un’anziana donna di paese, vestita poveramente, viene ritratta meticolosamente dall’artista.
Géricault, romantico artista francese, studia la psiche umana di una donna afflitta dall’ossessione dell’invidia.
Come uno psichiatra riuscirebbe a descrivere con le parole la terribile patologia della malata, il pittore riesce a renderla con la sola potenza dell’immagine: l’anziana fissa un punto, sembra riflessiva ma in realtà sta covando invidia, forse vendetta: sta osservando qualcuno o qualcosa che brama più della sua stessa vita.
Un occhio abbassato, l’altro spalancato le rughe che solcano il suo volto esprimono il caos nella sua mente.
Géricault realizzò tra il 1822 e il 1823 un ciclo pittorico composto da 5 tele rappresentanti gli “Alienati”, ossia uomini e donne affetti da patologie psichiche: dal furto, al gioco, alla pedofilia, al comando militare e all’invidia.
In tutte queste opere è lo sguardo il vero protagonista dell’opera, gli occhi di quei personaggi ci raccontano la loro terribile follia, la luce mette in evidenza la loro drammatica esistenza.
L’artista, da vero esponente della cultura romantica francese, riesce a rendere con estremo verismo l’epidermide, i tratti fisici e l’incolmabile solitudine di queste persone che, con la mente offuscata dalla malattia, esistono, ma sono lontane da se stesse e dal mondo reale.
Sono uomini e donne che vivono in un tragico limbo, cullandosi sul baratro delle loro insane passioni, delle loro effimere illusioni.
Mira Carboni
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