Alla vigilia della XV Giornata Mondiale contro il cancro infantile, nuove evidenze dall’Università di Bologna sull’osteosarcoma, il tumore dell’osso che colpisce soprattutto bambini e adolescenti. La ricerca è stata finanziata da AIRC.
Si celebra oggi, 15 febbraio, la XV Giornata Mondiale contro il cancro infantile (International Childhood Cancer Day – ICCD). L’iniziativa è stata ideata da Childhood Cancer International – CCI, rete mondiale di 183 associazioni locali e nazionali, guidate da genitori, provenienti da 93 paesi e 5 continenti, per aumentare la consapevolezza e l’informazione sul cancro nell’infanzia e per esprimere sostegno ai bambini, agli adolescenti colpiti da patologie gravi e alle loro famiglie.
La ricerca in Italia
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna, insieme a VU University Medical Center Amsterdam, ha recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Clinical Cancer Research i risultati di uno studio – finanziato da AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro – che apre nuove possibilità terapeutiche per il tumore maligno dell’osso, utilizzando terapie avanzate basate su biofarmaci anti-infiammatori come complemento ai trattamenti convenzionali.
L’osteosarcoma colpisce in particolare bambini e adolescenti
L’osteosarcoma è il tumore maligno primitivo più frequente dello scheletro. Si tratta di una neoplasia estremamente aggressiva che colpisce in particolare bambini e adolescenti e che non sempre risponde alla chemioterapia. La rarità e l’eterogeneità dell’osteosarcoma, caratterizzato da un assetto genetico estremamente complesso, rappresentano un ostacolo per l’identificazione di bersagli molecolari mirati. I diversi tentativi in questo senso non hanno avuto successo, suggerendo la necessità di intraprendere nuovi percorsi di ricerca. In linea con questo obbiettivo, studi recenti hanno messo in evidenza l’importanza del microambiente dell’osteosarcoma: quanto è ossigenato il tessuto, se si accumulano protoni e se sono presenti cellule reattive.
Nuove possibilità terapeutiche
«In passato abbiamo studiato l’osteosarcoma isolandone le cellule tumorali, facendole crescere in coltura e indagandone le alterazioni genotipiche e fenotipiche – dichiara Nicola Baldini del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie -.Questi studi sono serviti a identificare alcune caratteristiche peculiari di questa neoplasia: alterazioni del corredo genetico, produzione di proteine anomale, chemioresistenza. Purtroppo la capacità di trasferire queste conoscenze al contesto clinico è risultata insufficiente. Appare sempre più evidente che la neoplasia è assai più di un semplice aggregato di cellule con un corredo genetico alterato, ma un tessuto complesso, nel quale le cellule staminali normali, attivate in risposta al tumore, ne alimentano le caratteristiche di malignità: resistenza alla terapia, invasione, metastasi. Con questa visione allargata è possibile aprire la strada a trattamenti diretti a modulare il microambiente della neoplasia, in modo da agire in modo efficace per colpire la frazione di cellule tumorali che sfuggono al controllo con le terapie convenzionali».
Fonti:
Ministero della Salute
AIRC
Redazione
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