Tumore della prostata, con l’aspirina si riduce il rischio del 40%

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Da uno studio condotto dalla Società Italia di Medicina Generale (SIMG) su 13.453 pazienti affetti da malattie cardio-vascolari è emerso come un’assunzione regolare di aspirina per lunghi periodi di tempo possa ridurre del 40% l’insorgenza del tumore della prostata.


Questa ricerca, possibile grazie alla consultazione dei dati raccolti nel portale Health Search IMS Health Longitudinal Patient Database, è stata presentata lo scorso 26 novembre 2016 a Firenze durante il XXXIII congresso nazionale della SIMG dedicato alla prevenzione oncologica a cui hanno partecipato oltre 3.000 delegati.

 

Non solo l’utilizzo dell’aspirina per lunghi periodi di tempo può ridurre del 40% l’insorgenza del tumore della prostata, e aumentare la protezione fino al 60% se viene presa regolarmente per cinque anni, ma consente anche la diminuzione del rischio (30%) del carcinoma del colon-retto come anche di altre forme di cancro.
“È uno studio davvero importante perché prende in considerazione un medicinale molto utilizzato e malattie oncologiche particolarmente diffuse – afferma il dott. Claudio Cricelli Presidente Nazionale SIMG – Quello alla prostata è, infatti, il tumore più frequente tra la popolazione maschile del nostro Paese e quest’anno colpirà 35mila italiani. Grazie all’effetto protettivo dell’aspirina potremmo dimezzare il rischio di nuovi casi”.

È un farmaco antiaggregante, e antiinfiammatorio – aggiunge il dott. Francesco Lapi Direttore della ricerca di Health Search – Agisce inibendo alcune vie enzimatiche che favoriscono la proliferazione cellulare. Quindi riesce a bloccare la riproduzione incontrollata delle cellule che caratterizza le patologie oncologiche. È possibile sfruttare queste proprietà nella prevenzione del cancro del pancreas e del seno”.

“I dati della ricerca italiana sono in linea con quelli di altre simili condotte all’estero – aggiunge il prof. Francesco Cognetti Presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – Saranno necessari nuovi studi per confermare questi numeri estremamente interessanti. In ogni caso è necessario rafforzare l’alleanza tra medico di medicina generale e oncologo per incentivare la prevenzione dei tumori nel nostro Paese”.