Il 10 Ottobre cade l’Obesity Day, una giornata nazionale di sensibilizzazione nei confronti dell’obesità: una malattia cronica che ha ha assunto le caratteristiche di una vera e propria epidemia mondiale. Le cause? principlamente sociali ed economiche.
Da tempo si ritiene che lo stato socioeconomico giochi un ruolo importante nello sviluppo dell’obesità. Regioni con maggiore povertà tendono ad avere anche maggiore obesità.
Il cibo come ricompensa
Esiste una teoria riguardo all’obesità che si chiama “Food reward hypothesis” (ipotesi del cibo come ricompensa), che sostiene che la qualità di piacere legata al cibo sia causa dall’eccessivo mangiare.
Forse l’obesità è aumentata perché il cibo è più piacevole più di quanto non sia mai stato, così piacevole da spingere la gente a mangiare di più .
Le ricompense rinforzano il comportamento e l’abitudine a mangiare è rafforzata dalla palatabilità; il piacere del cibo.
L’aumento della palatabilità del cibo non è casuale. I cambiamenti della società hanno portato a mangiare più pasti lontano da casa, ai ristoranti e ai fast food. Molti cibi sono preparati con ingegnosi sistemi che li rendono altamente piacevoli, con l’uso di additivi ed altri processi artificiali chimici. Zuccheri aggiunti, sale e grassi e loro combinazioni ci inducono a mangiare in modo eccessivo.Tuttavia, l’uomo mangia sale, zucchero e grassi da cinquemila anni in diverse combinazioni.
Infatti, il problema sorge nei cibi ad alta palatabilità senza valore nutrizionale ed industrialmente raffinati.
L’associazione tra obesità e povertà è un problema.
L’ipotesi del meccanismo cibo=ricompensa dovrebbe predire che l’obesità sia maggiore nei ricchi, poiché con maggiori capacità economiche potrebbero comprare più cibo condizionante. Ma è vero il contrario. Gruppi a basso reddito soffrono di più di obesità.
Se questa situazione non è il risultato della dieta, forse il problema è la mancanza di esercizio? Forse i ricchi possono permettersi di andare in palestra e quindi sono fisicamente più attivi e, quindi meno esposti ad obesità. Forse i bambini benestanti sono in grado di partecipare a più attività sportive organizzate; quindi meno esposti ad obesità.
Tuttavia, la maggior parte dell’esercizio è libera, spesso non richiede più di una scarpa base da running. Camminare, correre, giocare a calcio, a basket e fare gli esercizi a corpo libero richiedono un minimo costo (se non addirittura nessun costo); e sono tutti eccellenti forme di esercizio fisico.
In molte occupazioni, come l’edilizia o l’agricoltura, lo sforzo fisico impegnato durante tutta la giornata di lavoro é molto significativo. Un avvocato può passare invece fino a dodici ore al giorno appollaiato davanti a un computer ed il suo sforzo fisico è estremamente limitato. Nonostante questa grande differenza di attività fisica giornaliera, i tassi di obesità sono più alti nel gruppo meno abbienti ma fisicamente più attivi.
Né la gratificazione nel cibo, né lo sforzo fisico possono spiegare singolarmente l’associazione fra l’obesità e la povertà. Quindi cosa aumenta il tasso di obesità nelle persone meno abbienti? La stessa cosa che aumenta il tasso di obesità ovunque: i carboidrati raffinati.
Perché i carboidrati altamente raffinati sono così a buon mercato?
Anche in caso di povertà il cibo deve essere accessibile e spesso il cibo più accessibile e meno costoso è quello raffinato ad alta densità calorica e minore valore nutrizionale.
Infatti, carboidrati elaborati sono in generale meno costosi.
È interessante notare che, nel 1920, lo zucchero era relativamente costoso. Un studio statunitense ha mostrato che nel 1930 il diabete di tipo 2 era molto più comune tra gli Stati più ricchi del nord rispetto alla Stati più poveri del sud del mondo. Tuttavia appena lo zucchero diventò estremamente a buon mercato questo rapporto si invertì. Ora, la povertà è associata con il diabete di tipo 2, piuttosto che il contrario.
Perché in tempi in cui erano abbondanti i cibi integrali e naturali, come verdure, selvaggina e pesce, il tasso di obesità e diabete non era una piaga mondiale? L’obesità è diventata dilagante quando lo stile di vita e la dieta sono stati disturbati nelle più intime e fondamentali tradizioni che sin dagli albori appartengono all’uomo.
Insulina e squilibrio ormonale
La teoria ormonale dell’obesità contribuisce a spiegare molti evidenti incoerenze nell’epidemiologia dell’obesità. L’insulina infatti è il fattore trainante nell’obesità ed in molti casi, l’ampia disponibilità di carboidrati raffinati è la concausa dello squilibrio ormonale. Questa comprensione ci fa riflettere su un altrettanto problema contemporaneo: l’obesità infantile.
Non è sufficiente quindi concentrarsi sulla riduzione dell’apporto calorico e l’aumento dell’esercizio fisico; seguire solo questa strada si dimostra spesso un fallimento o quasi.
Concentriamoci sul cosa desideriamo, sul perché e sul come raggiungerlo.
Anche oggi può essere il nostro giorno perfetto per fare scelte differenti e coerenti per la nostra salute.
Buona giornata a tutti.
Mirko
Fonti:
Centers for Disease Control and Prevention. Obesity trends among U.S. adults between 1985 and 2010.
United States Census Bureau [Internet]. State and country quick facts. Updated 2015 Mar 24.
Levy J. Mississippians most obese, Montanans least obese. Gallup [Internet].
Michael Moss. Salt Sugar Fat: How the Food Giants Hooked Us. Toronto; Signal Publishing; 2014.
David Kessler. The End of Overeating: Taking Control of the Insatiable North American Appetite. Toronto: McClelland & Stewart Publishing;2010.
L Russo M. Apples to twinkies: comparing federal subsidies of fresh produce and junk food. US PIRG Education Fund: 2011 Sep.
Mills CAI Diabetes mellitus: is climate a responsible factor in the etiology? Arch Inten Med. 1930 Oct; 46(4):569—81.
The Obesity Code: Unlocking the secrets of weight loss. Jason Fund
http://www.who.int/
Mirko Bandera
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