La dottoressa Marilisa Amorosi, Coordinatrice per le scuole per EDA Italia Onlus, spiega cos’è il cyberbullismo, indaga il profilo psicologico del cyberbullo e sottolinea l’importanza del ruolo degli adulti nell’educare alla differenza tra reale e virtuale e favorire una sana comunicazione.
Cos’è il Cyberbullismo?
Il Cyberbullismo, ossia il bullismo online, è il termine che indica un attacco continuo, ripetuto offensivo e sistematico attuato mediante la rete.
Chi è il Cyberbullo?
Il Cyberbullo non è altro che un soggetto che indossa una sorta di maschera virtuale e che sfrutta questa nuova situazione per compiere dei comportamenti aggressivi e disinibiti.
Il Cyberbullo e la sua vittima
È importante sottolineare che non solo il bullo ha l’impressione di essere invisibile, ma che anche la stessa vittima appare tale. Infatti entrambi assumono identità virtuali e nicknames.
Quindi, se da una parte il bullo si crede invisibile, non accusabile, non scopribile, dall’altra parte la vittima appare al bullo non come una persone vera e propria, ma come un’entità semi-anonima, non dotata di emozioni e sentimenti. Ciò aumenta la distanza sociale e la mancanza di empatia per la sofferenza della vittima.
I dati del Cyberbullismo
È un fenomeno molto frequente. In Italia si conta che uno studente su quattro è vittima di cyberbullismo, e di questi uno su dieci tenta il suicidio.
Il cyberbullismo fa in modo che in pochissimo tempo le vittime vedono la propria reputazione danneggiata in una comunità molto ampia. Anche perché i contenuti, una volta pubblicati, possono apparire a più riprese in luoghi diversi.
Quali sono le conseguenze per le vittime?
Di conseguenza le vittime non si sentono al sicuro più da nessuna parte poiché le vessazioni raggiungono via internet ogni luogo oltre le proprie mura. Per la vittima è dura dimenticare e superare le violenze subite.
Le vittime frequentemente sviluppano una bassa autostima, problemi di rendimento scolastico ed interrompono per tali motivi la frequentazione della scuola o del gruppo di amici a causa dell’elusione di qualsiasi volontà di aggregazione con conseguente isolamento.
Come manifestano il disagio?
Innanzitutto attraverso sintomi fisici come dolori addominali e mal di testa, oppure segnali psicologici come incubi e attacchi di panico.
Alla lunga le vittime mostrano una svalutazione di sé, delle proprie capacità, insicurezza, difficoltà relazionali fino a manifestare in alcuni casi veri e propri disturbi psico-patologici tra cui ansia o depressione, fino ad alcuni casi di suicidio.
Non solo la vittima manifesta disagio, tutti gli attori di questo fenomeno ne risentono, quindi anche il bullo e gli osservatori.
Il profilo psicologico del cyberbullo
Il profilo psicologico del cyberbullo mette in luce una mania di controllo attraverso cui tenta di mettersi in mostra. Non conosce le regole del vivere comune, del stare in contatto con le persone, è una persona immatura dal punto di vista affettivo: è uno sgrammaticato sociale.
I bulli possono anch’essi presentare un calo del rendimento scolastico, disturbi relazionali, disturbi della condotta. L’incapacità di rispettare le regole può portare nel lungo periodo a comportamenti devianti e ad agire comportamenti aggressivi e violenti in famiglia.
Il ruolo degli osservatori
Anche gli osservatori, vivendo in un contesto caratterizzato da difficoltà relazionali, possono presentare un aumento dell’insicurezza, della paura e dell’ansia sociale. Inoltre, il continuo assistere a episodi di violenza potrebbe rafforzare una logica di indifferenza e di scarsa empatia, portando così i ragazzi a negare o a sminuire il problema.
Il ruolo della scuola e dei genitori
È importante il ruolo della scuola e dei genitori. Parola d’ordine per entrambi è porre attenzione ed entusiasmo rivolti alla crescita emotiva e non soltanto cognitiva degli allievi.
Gli adulti devono cercare nella quotidianità di osservare attentamente i propri ragazzi, vigilare sul loro comportamento dopo la loro navigazione su internet o dopo l’uso prolungato del telefonino o del computer, considerando che un uso eccessivo di internet può portare ad ammalare.
Dovranno aiutarli a riflettere sul fatto che anche se non vedono una reazione delle persone a cui inviano messaggi o video che essi possono soffrire o subire violenze.
Infatti, nei casi di persecuzione online, ciò che viene a risentirne principalmente è la dimensione della socialità e della relazionalità.
Educare ad una sana comunicazione
È importante, quindi, educare alla differenza tra reale e virtuale. Insegnare che l’uso delle tecnologie non sostituisce le relazioni umane e chi ne fa un uso eccessivo si può ammalare.
Educare alla sana comunicazione, curare l’alfabetizzazione emotiva, potenziando le abilità sociali, con particolare attenzione alla consapevolezza emotiva e all’empatia.
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Redazione
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