Perché ci laviamo le mani?

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Chi avrebbe potuto pensare che un gesto così semplice e quotidiano, come il lavarsi bene le mani, potesse salvare tante vite? Un giovane medico ungherese fu il primo a vedere nell’ordinario qualcosa di straordinario.


Per secoli, sin quasi alle porte del novecento, l’umanità è stata afflitta da un flagello misterioso e implacabile: la febbre puerperale, una violenta infezione che colpiva un gran numero di donne immediatamente dopo il parto causandone rapidamente il decesso.
La Prima Clinica Ostetrica dell’Ospedale Generale di Vienna non faceva eccezione quando, il primo luglio del 1846, un giovane medico ungherese fresco di laurea – il dottor Ignatz Semmelweiss – vi prese servizio come assistente del primario. Tra i compiti del dottor Semmelweiss, oltre a quello di assistere ai parti, vi era quello di accompagnare gli studenti di medicina nelle loro visite quasi quotidiane al reparto.

La “Prima” era una Clinica Universitaria ove gli studenti prendevano confidenza con il lato pratico della professione. Era un luogo pulito e ordinato, almeno per gli standard dell’epoca, ma aveva un tasso di mortalità pari a circa il 10%. Il fatto era così ben conosciuto al di fuori dell’ospedale che le povere partorienti preferivano, addirittura, partorire per strada piuttosto che essere ricoverate nella clinica della morte

L’anno seguente, un collega del dottor Semmelweiss si ferì con un bisturi durante un’autopsia. Si trattava di una ferita superficiale, poco più di un graffio, ma il dottor Kolletschka morì in breve tempo con un quadro clinico assai somigliante a quello delle donne vittime della febbre puerperale. 

Per il dottor Semmelweiss si trattò di una vera e propria rilevazione che, vent’anni prima di Pasteur, lo condusse a ipotizzare l’esistenza di “particelle cadaveriche” che, a contatto con ferite aperte, potevano infettare individui altrimenti sani portandoli a sviluppare la malattia. I veicoli dell’infezione altro non erano quindi che gli studenti che nella Prima, clinica universitaria, passavano dall’obitorio alla sala parto con estrema indifferenza e senza lavarsi le mani, pratica considerata normale dalla medicina dell’epoca. 

Fu così che venne introdotto, in via sperimentale, l’obbligo di lavarsi le mani con una soluzione disinfettante prima di ogni visita ginecologica il che ridusse, in breve tempo, il tasso di mortalità a livelli trascurabili. Il dottor Semmelweiss è quindi unanimemente accreditato come colui che per primo riconobbe le implicazioni cliniche della teoria dei germi. Nel 2013 l’UNESCO ha deciso di inserire alcuni documenti sulla scoperta di Semmelweiss nel registro della Memoria del mondo.