La milza potrebbe avere un ruolo centrale nel trattamento dell’ipertensione

453
Tempo di lettura: 3 minuti

Una ricerca congiunta di IRCCS Neuromed e Sapienza mostra la possibilità di combattere questa patologia interrompendo chirurgicamente una via di comunicazione tra il sistema nervoso e quello immunitario.

I ricercatori del Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina traslazionale dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli (IS) e della Sapienza di Roma hanno individuato una nuova soluzione per trattare l’ipertensione arteriosa: bloccare nella milza le comunicazioni tra sistema nervoso e sistema immunitario. 
Si tratta di una scoperta che potrebbe aprire la strada a terapie nuove alla cura dell’ipertensione,una patologia che colpisce un miliardo di persone, sopratutto in tutti quei casi in cui i trattamenti attuali non si sono dimostrati sufficienti a riportare alla normalità i valori della pressione arteriosa. 

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, si focalizza sul ruolo che il sistema immunitario svolge nella genesi e nello sviluppo della pressione arteriosa elevata. Si tratta di una linea di ricerca che sta diventando sempre più importante a livello internazionale, e alla quale lo stesso dipartimento ha contribuito con altri recenti lavori scientifici. Tra gli organi deputati al funzionamento del sistema immunitario c’è la milza: è qui che specifiche cellule immunitarie, i linfociti T, vengono attivate per poi liberarsi nel sangue e migrare verso i compartimenti vascolari degli organi che tipicamente vengono colpiti dall’ipertensione (“organi bersaglio”). In questo modo, da una parte contribuiscono all’eziologia della condizione ipertensiva stessa, e dall’altra provocano i relativi danni
Ciò che i ricercatori hanno ora dimostrato, su modelli animali, è che il processo di attivazione dei linfociti T si svolge sotto il controllo del sistema nervoso simpatico, che costituisce parte del sistema nervoso autonomo.

“In medicina è noto da molto tempo – dice Daniela Carnevale, ricercatrice della Sapienza presso il
dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina traslazionale dell’IRCCS Neuromed, prima autrice dello studio – che l’iperattivazione del sistema simpatico è fortemente implicata nell’ipertensione, sia a livello dei compartimenti vascolari che dei reni. Con il nostro lavoro abbiamo però esplorato una strada diversa, quella legata al sistema immunitario, che vede la milza come uno dei punti chiave dove si realizza l’interazione tra i vari sistemi, contribuendo in maniera determinante all’instaurarsi della condizione ipertensiva”.

Il gruppo di ricercatori ha quindi deciso di provare a bloccare proprio la comunicazione tra il sistema nervoso simpatico e la milza. Lo ha fatto, in modo molto selettivo, interrompendo il nervo splenico con un intervento di termoablazione (l’uso di alte temperature per distruggere tessuti). “Abbiamo visto – spiega Carnevale – che in questo modo l’attivazione e la liberazione di linfociti T dalla milza viene bloccata inibendo così l’instaurarsi della condizione ipertensiva. Pensiamo che questi risultati possano aprire la strada ad applicazioni cliniche per tutti quei pazienti in cui le terapie attualmente usate si stiano rivelando inefficaci”.

L’ipertensione: uno dei principali killer della nostra era

“Con un miliardo di persone colpite in tutto il mondo – commenta Giuseppe Lembo, docente della facoltà di Medicina della Sapienza e Direttore del dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina traslazionale del Neuromed – la necessità di trovare nuovi approcci terapeutici contro l’ipertensione diventa importante, soprattutto per quei casi in cui, nonostante l’utilizzo delle terapie attualmente disponibili, non si raggiunge un controllo ottimale dei livelli pressori. Non dimentichiamo che la pressione arteriosa elevata rappresenta uno dei principali fattori di rischio per ictus cerebrale, infarto, insufficienza cardiaca, malattie renali e altre gravi patologie. La strada che abbiamo intrapreso con le nostre ricerche, basata sul ruolo centrale del sistema immunitario in questa patologia, promette molto. Certo, come sempre accade in medicina, saranno necessarie altre ricerche prima di arrivare ai pazienti”.

Fonti: 
Daniela Carnevale, Marialuisa Perrotta, Fabio Pallante, Valentina Fardella, Roberta Iacobucci, Stefania Fardella, Lorenzo Carnevale, Raimondo Carnevale, Massimiliano De Lucia, Giuseppe Cifelli & Giuseppe Lembo. Acholinergic-sympathetic pathway primes immunity in hypertension and mediates brain-to-spleen communication. Nat Commun. 2016 Sep 27. DOI: 10.1038/ncomms13035