Farmaci contro l’HIV e microbioma vaginale

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AFRICA-HIV
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I ricercatori dell’Università di Washington hanno scoperto che i tipi di microrganismi che vivono nella vagina influiscono sull’efficacia del gel Tenofovir contro l’infezione da HIV.

Il Tenofovir è un farmaco utilizzato nella prevenzione e nel trattamento dell’HIV che agisce inibendo il processo che permette al virus di replicarsi, ma mentre riesce a proteggere regolarmente gli uomini, sulle donne non ha gli stessi risultati. L’alto tasso di infezione da HIV tra le donne resta una delle maggiori preoccupazioni diffuse in ambito sanitario, in quanto questo virus può essere trasmesso dalle madri ai figli durante la gravidanza, il parto e l’allattamento al seno.

Lo studio

In Africa, dal momento che prendere una pillola non è una soluzione ideale, il tenofovir viene applicato in gel direttamente nella vagina, con l’obiettivo di fermare la diffusione dell’HIV tramite i rapporti sessuali.

I ricercatori, guidati da Nichole Klatt hanno dimostrato che l’efficacia del tenoforvir in queste donne dipende dalla composizione del microbioma vaginale. In uno studio clinico effettuato su 688 donne sudafricane è stato evidenziato come il farmaco abbia un’efficacia tre volte superiore su coloro che hanno il microbioma vaginale dominato dal Lactobacillus. Le donne che non hanno tratto grandi benefici dall’assunzione del tenoforvir, mostravano invece una predominanza del batterio Gardnerella, che secondo gli scienziati potrebbe metabolizzare e rendere inattivo il farmaco, vanificano la sua efficacia contro l’HIV.

Speranze per il futuro

Alla luce di questa scoperta, Nichole Klatt si augura che in futuro si riescano ad utilizzare degli antibiotici per eliminare i batteri che giocano un cattivo ruolo nel microbioma vaginale delle donne. Altri ricercatori stanno sviluppando un prodotto che potrebbe essere in grado di ristabilire e mantenere un sano microbioma a base di Lactobacillus, e quindi di aumentare la protezione contro l’HIV e altre infezioni sessualmente trasmesse.

 

Fonti:

http://science.sciencemag.org/content/356/6341/938