Il farmaco utilizzato per la leucemia si è dimostrato utile nel trattamento del Parkinson in fase di sperimentazione.
Nilotinib
Il Nilotinib è un farmaco appartenente alla categoria degli inibitori della crescita tumorale, attualmente in commercio per il trattamento della leucemia mieloide cronica (LMC). Rispetto alla chemioterapia tradizionale, esso agisce in modo più mirato perché attacca alcune proteine che si trovano sulle pareti delle cellule tumorali (o al loro interno), bloccando il meccanismo attraverso il quale si riproducono.
Lo studio: fase I
In uno studio preliminare condotto dai medici della Georgetown University nel 2015, e pubblicato nel 2016, era stato dimostrato che il Nilotinib è in grado di aumentare significativamente i livelli di dopamina nel cervello (la sostanza che si perde in seguito alla distruzione neuronale), e ridurre le proteine tossiche derivanti dalla progressione della malattia nei pazienti affetti da Parkinson.
In questo studio iniziale erano stati coinvolti 12 pazienti, che, terminata l’assunzione del farmaco, avevano mostrato miglioramenti incoraggianti: 11 di loro infatti avevano mostrato netti miglioramenti della funzione cognitiva e della funzione motoria.
Lo studio: fase II
Verso la fine di Febbraio di quest’anno un gruppo di ricercatori del Georgetown University Medical Center ha annunciato l’avvio della seconda fase dello studio, dalla durata annuale. I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi in modo casuale: uno di essi assume 150mg di Nilotinib, un secondo ne assume 300mg, mentre al terzo viene somministrato un placebo (sostanza priva di proprietà farmacologiche). I risultati clinici sono stati raccolti a sei mesi dall’inizio della somministrazione, e verranno nuovamente analizzati alla fine della sperimentazione per individuare potenziali miglioramenti.
Speranze per il futuro
Jonathan Lessin, un anestesista in pensione che è stato colpito dal Parkinson, ha espresso il suo grande ottimismo per il potenziale di questo farmaco: “Ho visto che ha curato il Parkinson nei topi, ho visto persone che possono parlare di nuovo, camminare di nuovo, e questo è molto incoraggiante”.
Anche Paul Taylor, presidente del dipartimento di biologia molecolare del St. Jude Childern’s Research Hospital, si è dimostrato ottimista. Egli infatti ha dichiarato che se i risultati della sperimentazione non dovessero essere soddisfacenti come ci si aspetta, non bisogna perdere la speranza perché ci sono altri sviluppi nel trattamento del Parkinson in corso.
Fonte:
https://futurism.com/a-drug-that-could-slow-parkinsons-and-alzheimers-is-heading-to-major-testing/
Redazione
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