Come i Millennials stanno cambiando il concetto di Salute

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Con i Millennials il concetto di “Salute” è cambiato, anzi, ha ampliato i suoi confini, mostrando una visione più olistica e la voglia di rimanere informati.

Negli Stati Uniti le organizzazioni sanitarie da un po’ di tempo stanno cercando di comprendere quali siano le esigenze di questa generazione nata tra l’80 e il 2000 (chiamata anche generazione Y).

Una generazione e mille sfumature

Quella dei Millennials è una generazione che è cresciuta e si è evoluta durante il passaggio dall’analogico al digitale, vivendo in prima persona le evoluzioni dei sistemi di comunicazione e le relazioni tra le persone.

Chi è nato negli anni ’80 ha avuto modo di conoscere ancora il periodo analogico per una parte della propria vita, fatta di assenze di cellulari e modem a 56 kbit/s (riuscire a guardare una foto era già un miracolo).

Al contrario, chi è nato nel 2000 (o poco prima) può farsi una vaga idea di come potrebbe essere un mondo senza smartphone, solo quando il dispositivo si spegne per aver esaurito la batteria.

E sono anche queste differenze a rendere preziosa l’analisi di questa generazione, che permette di studiare l’evoluzione delle esigenze e, magari, avere un’idea di come si evolverà la richiesta di assistenza sanitaria in futuro.

Influenza e approccio alla salute

Come fu per la generazione dei “Baby Boomers” (quelli nati tra il ’45 ed il ’64), i Millennials esercitano una forte influenza in tutti i settori della società, credono nella condivisione delle esperienze, buone o cattive che siano, con un marchio, prodotto o servizio e condizionano l’orientamento all’acquisto.

Il settore sanitario americano, come le aziende, sta investendo tempo e risorse per comprendere che tipo di assistenza vorrebbe questa generazione: dato che è chiaro che dove vanno i Millennials, poi andranno anche gli altri.

Va segnalato, inoltre, che i Millennials sono tra coloro che utilizzano di meno le risorse sanitarie, ma è il loro concetto di “salute” ad essere interessante.

Questa generazione ha, infatti, un approccio “olistico” e la rende diversa dalle generazioni precedenti. La salute, infatti, dipende anche dalle abitudini quotidiane, come le scelte alimentari, e dallo stile di vita, dialogano creando connessioni sociali e stimolano la curiosità intellettuale

Per altri, la salute va oltre lo stile di vita e le abitudini quotidiane: viene influenzata anche dalla conoscenza e consapevolezza spirituale.

Pazienti informati

Per questo il sistema sanitario e le organizzazioni che gravitano attorno, stanno passando da un ruolo di “reattività” al semplice trattamento della malattia, a facilitatori proattivi per collegare i pazienti a quelle risorse utili per la salute ed il benessere; questo favorisce, indirettamente, l’educazione alla prevenzione con un risparmio dei costi.

I Millennials tendono ad essere attivi e partecipativi, quando si parla della propria assistenza sanitaria: vogliono essere informati e consultati per cure e terapie; inoltre, richiedono trasparenza, etica, qualità e convenienza nel servizio.

Di conseguenza, i Millennials non “venerano” gli enti sanitari nella stessa misura di alcuni anziani: se le attese non vengono soddisfatte, se ne vanno.

Digitale sì ma prima il rapporto umano

La reattività alle richieste è fondamentale per i Millennials, che cercano risposte quasi in tempo reale. Essi utilizzano applicazioni da mobile e tablet, ovunque si trovino, navigano nei siti tematici (ad esempio webmd.com) con il loro telefono, alla ricerca dei disturbi per fare un’auto diagnosi iniziale.

Questa generazione è consapevole del fatto che la tecnologia può aiutare un confronto medico/paziente tramite servizi di video conferenza, ma una buona parte preferisce il rapporto diretto, almeno nel “primo contatto”.

La visita medica “virtuale”, infatti, può essere un modo per risparmiare tempo in un’epoca frenetica, ma verrà utilizzata solo dopo almeno un incontro conoscitivo.

Insomma, i Millennials potranno essere a proprio agio con la tecnologia, ma ancora si percepisce il bisogno dell’interazione umana per instaurare un rapporto di fiducia. La tecnologia limita l’inefficienza sul fronte temporale, ma non sostituisce il confronto umano: lo integra.

Ci sono ancora molte cose da imparare nel modo in cui questa generazione si interessa alla propria salute, tenendo conto anche della variazione d’età.

E in Italia?

Anche nel nostro Paese, i pazienti cercano di produrre “auto-diagnosi” cercando informazioni su internet e non è un caso che l’83% delle ricerche (su risposta multipla) siano indirizzate alla ricerca di un problema, o disturbo, specifico (il 27% dei “pazienti informati” ha un’età che va dai 25 ai 35 anni).

È chiaro che la tendenza di informarsi online, si sia praticamente ampliata anche alle generazioni precedenti ed oggi il medico deve essere in grado di tenere il passo; ma questa è un’altra storia.

Fonti:
per l’Italia – GFK Eurisco
Qui l’articolo originale
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Nicola Cappello

Web Analyst e Web Strategist. Maggiori info sul nostro collaboratore

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