Gli ingranaggi di Dio di Peter M. Hoffmann

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Gli ingranaggi di Dio
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Letteralmente un viaggio nell’infinitamente piccolo alla scoperta di come funzioniamo

Copertina del libro “Gli ingranaggi di Dio”

Come fanno i nostri atomi ad aggregarsi tra loro e “trasformarsi” in un organismo vivente?
Da dove arriva il “progetto vita” con tutte le istruzioni di funzionamento per i nostri componenti? Sembra che il DNA sia solo uno dei vari “libretti di istruzione” di un organismo vivente.

 

“Nè il DNA né altri tipi di molecole possono, da soli, spiegare la vita” si apre con questa citazione di Lynn Margulis il capitolo “Dalla materia alla vita”: una squisita combinazione di scienza, filosofia e meraviglia.

 

“Appena ci rendiamo conto che la vita non è una cosa ma un processo possiamo cominciare a studiarla in maniera scientifica”.

 

Hoffmann, un fisico tra i massimi esperti di microscopia a forza atomica, ci guida letteralmente in un viaggio tra gli atomi del nostro corpo alla scoperta dei processi della vita.
Atomi che sono soggetti a due grandi dinamiche senza le quali non potremmo vivere: le leggi della fisica ed il caos, dal momento che “senza il caos della tempesta molecolare i motori molecolari delle nostre cellule non si muoverebbero e noi moriremmo”.

 

Raramente capita di leggere un libro di un così alto livello scientifico e allo stesso tempo così semplice da comprendere. E’ il grande merito di Hoffmann, il quale scompone il corpo in tutti i suoi ingranaggi e ci mostra come funzionano, dando a chi chi legge l’illusione di aver capito quasi tutto, salvo poi ricordare che “capire le singole parti è cruciale, ma le parti, di per sé, non sono sempre sufficienti a spiegare il tutto… L’obiettivo finale resta sempre la spiegazione della totalità dei processi vitali, dalle molecole alle cellule e, per finire, agli organismi. Dopo aver smontato il giocattolo, vogliamo rimettere insieme tutti i pezzi. E’ così che si impara come funzionano le cose. Il riduzionismo e l’olismo quindi, sono due lati della stessa medaglia: fanno parte entrambi di quella che dovrebbe essere la buona scienza”.