Cannabis: gli usi a scopo terapeutico

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Usata per secoli in tutto il mondo come strumento di lavoro, pensiamo alle fibre della pianta, di piacere e spesso anche terapeutico in quanto ricca di principi attivi dalle molteplici azioni.

Da decenni al centro di discussioni nel mondo scientifico. Solo recentemente si é giunti ad una classificazione univoca; la specie Sativa è la più abbondante, originaria delle zone più interne dell’Equatore, segue la Indica, originaria dell’Asia Centrale ed Occidentale e la Ruderalis, sottospecie della Sativa.

La droga è costituita delle infiorescenze femminili e dalle loro brattee.
La cannabis contiene oltre 400 composti, di cui 60 sono cannabinoidi ed appartenenti alla classe chimica dei terpenofenoli.

Azioni psicofarmacologiche

Gli effetti della Cannabis sul comportamento e sullo stato mentale non dipendono soltanto dalla dose e dal metodo di somministrazione, ma anche dalla predisposizione del soggetto nei confronti della terapia, dalla personalità del paziente, dalle sue aspirazioni nei confronti di una guarigione o dall’ambiente circostante.

In molti individui all’effetto euforizzante fa seguito un’azione sedativa ed uno stato di torpore. Alcuni studi sui topi suggeriscono un’azione psicofarmacologica nel ridurre il ricordo delle memorie sgradevoli.

Azione antiepilettica

Già negli anni 50, in alcuni test di laboratorio, furono dimostrate le capacità anticonvulsivanti dei cannobinoidi. Gli studi furono interrotti e ad oggi non ci sono prove di efficacia superiore rispetto ai farmaci comunemente in uso nel trattamento dell’epilessia.

Azione antiemetica

L’importanza di un trattamento adeguato di nausea e vomito si fa sentire soprattutto nei pazienti chemioterapici, in cui il vomito – effetto collaterale dei farmaci – è presente nel 70% dei casi.

Una revisione sistematica di vari studi eseguita alcuni anni fa, dimostrò l’efficacia antiemetica dei farmaci cannabinoidi, superiore rispetto a molti farmaci tradizionali usati a tale scopo quali metoclopramide, domperidone, clorpromazina.

L’introduzione in commercio degli antagonisti dei recettori 5-HT3 della serotonina, comunemente conosciuti con il nome di Ondansetron e Granisetron ed estremamente efficaci e poco tossici, ha notevolmente diminuito l’interesse per l’utilizzazione clinica dei cannabinoidi a tale scopo.

Azione analgesica

I cannabinoidi attivano delle vie, dette antinocicettive, che riducono a vari livelli la nostra sensibilità al dolore, la cosiddetta “via sensitiva al dolore”.
Alcuni meccanismi sono l’inibizione diretta del rilascio del GABA nella sostanza grigia come l’azione della dopamina sui recettori D2.
In alcuni studi l’utilizzo sinergico dei cannabinoidi ha avuto come conseguenza una ridotta necessità di impiego di morfina.

I cannabinoidi inoltre hanno il vantaggio di esercitare la loro azione sui recettori non coinvolti nel controllo del respiro, non hanno quindi l’effetto collaterale della depressione respiratoria tipica degli oppiacei. Diversi studi dimostrano l’efficacia nel controllo del dolore neuropatico.

Azione stimolante per l’appetito

I cannabinoidi agiscono sulle fibre nervose della dopamina, degli oppioidi, della serotonina e della noradrenalina per modulare l’azione dei fattori dell’appetito e della sazietà. Diversi studi dimostrano l’effetto positivo determinato dall’uso di THC nell’indurre un aumento dell’introito calorico ed dell’aumento ponderale.

Azione antispastica e azione nelle malattie neurologiche

Molti studi hanno rilevato in pazienti affetti da Sclerosi Multipla una netta riduzione degli spasmi, un aumento della motilità, miglioramento della rigidità muscolare, ed anche miglioramento del dolore percepito, con significativo aumento della qualità del sonno.

Azione antiparkinson

Alcuni studi dimostrerebbero che gli endocannabinoidi potrebbero avere un ruolo significativo nel controllo del movimento volontario e nei disturbi motori indotti dalla malattia.

 

Con il Decreto Legge n. 36 del 20.03.2014 pubblicato sulla G.U. n.67 del 21.03.2014 la Cannabis fa parte della Tabella dei Medicinale Sezione B.
L’utilizzo terapeutico prevede l’utilizzo di ricetta non ripetibile e la movimentazione in entrata ed uscita dalla farmacia deve essere notificata sul registro degli stupefacenti.

In commercio esiste Sativex, un medicinale per uso umano in forma di spray ad assorbimento oromucosale che contiene estratti di Cannabis Sativa (THC e Cannabidiolo) prescritto per alleviare i sintomi in pazienti adulti affetti da spasticità da moderata a grave nella SM – Sclerosi Multipla – che non hanno manifestato una risposta adeguata ad altri medicinali antispastici e che hanno dimostrato un miglioramento significativo nel corso di un periodo di prova iniziale alla terapia.
Tale medicinale può essere prescritto dai centri ospedalieri o da uno specialista neurologo su ricetta medica limitativa non ripetibile.

Consigli dell’Health Coach

Navigando in internet troverai una quantità enorme di esempi su come usare la cannabis per avere effetti miracolosi.
Verifica sempre che la fonte di informazione sia credibile ed accreditata.
Non pensare minimamente di essere in grado di poter gestire l’azione farmacologica di principi attivi tanto efficaci e tanto delicati.
Non improvvisare cure terapeutiche, chiedi assistenza ai centri ospedalieri e a medici specialisti.

Referenze
[1] Cannabis e il ruolo del farmacista-Annetta et al.
[2] DPR 309/90 e s.m e i
[3] G.U. n.67 del 21.03.2014
[4] Comunicato Ministeriale della salute 05.12.2013
[5] Legge 94/1998
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