I sorprendenti benefici della tristezza

2966
Tempo di lettura: 4 minuti

L’Homo Sapiens è una specie molto lunatica. Nonostante la tristezza e il cattivo umore siano sempre stati parte integrante della vita umana, viviamo in un’età che ignora o svaluta queste emozioni.

Nella nostra cultura le normali emozioni, come una temporanea tristezza, vengono spesso trattate come se fossero disordini. La pubblicità e il marketing sostengono che la felicità dovrebbe essere nostra a comando.
Eppure il cattivo umore rappresenta una parte essenziale nella serie di emozioni che proviamo regolarmente.

 

Nonostante il culto universale della felicità e dell’appagamento materiale, la felicità e le soddisfazioni nella società occidentale non migliorano da decenni.

È giunto il momento di rivalutare il ruolo del malumore nella nostra vita. Dobbiamo imparare a riconoscerli come sentimenti normali, e addirittura come utili dell’adattamento dell’essere umano, aiutando a far fronte a molte situazioni difficili e sfide quotidiane.

 

Storia in breve della tristezza

Nella storia antica, brevi periodi di sensazioni tristi o volubili (conosciuti come lieve disforia) sono sempre state accettate come parte normale della vita quotidiana. Infatti, molti dei più grandi successi dello spirito umano si affrontano evocando, provando e addirittura coltivando sensazioni negative.

Le tragedie greche esponevano e preparavano il pubblico ad accettare e affrontare l’inevitabile disgrazia come parte normale della vita umana. Le tragedie di Shakespeare risultano classiche riportando queste stesse tematiche. Mentre altre opere di molti altri grandi artisti come Beethoven e Chopin per la musica, Chekhov e Ibsen in letteratura esplorano e indagano la tristezza, tematica a lungo riconosciuta come istruttiva e preziosa.

Gli antichi filosofi credevano inoltre che l’accettare le emozioni negative fosse essenziale per vivere una vita piena. Anche i filosofi edonistici come Epicureo riconoscono che vivere appieno la vita comprenda il giudizio saggio, la moderazione, l’autocontrollo e l’accettare le inevitabili avversità.

Altri filosofi, come gli stoici esaltano l’importanza di imparare ad anticipare e accettare le sfortune, come le perdite, i dispiaceri e le ingiustizie.

 

A cosa serve la tristezza?

Gli psicologi che studiano come le nostre emozioni e i nostri comportamenti si sono evoluti nel tempo hanno riconosciuto uno scopo utile: ci avvertono degli stati esterni a cui dobbiamo rispondere.

Infatti, il ventaglio delle emozioni umane includono più sentimenti negativi rispetto a quelli positivi. Emozioni negative come paura, rabbia, vergogna e disgusto ci aiutano a riconoscere, evitare e superare situazioni insidiose e pericolose.

 

Ma qual è lo scopo della tristezza, probabilmente l’emozione negativa più comune, e quella che tiene più occupati gli psicologi?

 

La tristezza intensa e duratura, come la depressione è ovviamente un disordine serio e distruttivo. Tuttavia, un lieve e temporaneo malumore potrebbe servire ad un importante e utile scopo di adattamento, aiutandoci a far fronte alle sfide quotidiane e alle situazioni difficili.

La tristezza è anche un segnale sociale che comunica disimpegno, ritiro dalla competizione e fornisce una copertura protettiva. Quando si appare tristi o di malumore, le persone si interessano e sono più inclini ad aiutare.

Alcune emozioni negative, come la malinconia o la nostalgia possono anche essere piacevoli e fornire informazioni utili per tracciare i piani futuri e motivare.
La tristezza può anche aumentare l’empatia, la compassione, la connessione e la sensibilità morale ed estetica.

Recenti esperimenti scientifici hanno dimostrato i benefici del malumore, il quale spesso agisce automaticamente come segnale di allarme inconscio, richiedendo uno stile di pensiero più attento e dettagliato.
In altre parole, le emozioni negative ci aiutano ad essere più attenti e concentrati in situazioni difficili. Al contrario, le emozioni positive (come la felicità) in genere indicano situazioni familiari e sicure e comporta un atteggiamento meno attento.

 

Benefici psicologici della tristezza

Le prove che le emozioni negative, come la tristezza, abbiano benefici psicologici sono in aumento. Per dimostrare questo i ricercatori hanno inizialmente manipolato le emozioni dei candidati (ad esempio mostrando film drammatici) e successivamente misurato il cambiamento in varie performance di tipo cognitivo e comportamentale.
Ecco i benefici riscontrati dell’essere tristi o di malumore:

  • – Migliore memoria: in uno studio, uno stato d’animo negativo (causato dal maltempo) ha permesso alle persone di ricordare meglio i dettagli di un negozio appena lasciato. Il malumore può anche migliorare i ricordi da testimone oculare, riducendo le distrazioni, come le informazioni irrilevanti, false o fraintendibili.
  • – Migliore capacità di giudizio: un lieve malumore riduce anche i pregiudizi impressi sulle persone. Per esempio, giudici leggermente tristi hanno giudicato in maniera più accurata e affidabile per aver elaborato i fatti in maniera più efficace. Le emozioni negative riducono l’ingenuità e aumentano lo scetticismo verso, ad esempio, miti urbani e voci e anche migliorare la capacità della gente di individuare più accuratamente l’inganno. Le persone lievemente tristi sono anche meno inclini a seguire semplicistici stereotipi.
  • – Motivazione: Altre sperimentazioni hanno provato che tra i partecipanti a cui viene chiesto di eseguire un compito mentale difficile, quelli in mood negativo sono più propensi ad impegnarsi di più e perseverare maggiormente, spendere più tempo, provare più quesiti e produrre più risposte esatte.
  • – Migliore comunicazione: Lo stile di pensiero più attento e dettagliato portato dal cattivo umore può anche migliorare la comunicazione. Le persone più tristi sono in grado di utilizzare argomenti più persuasivi ed efficaci per convincere gli altri, riescono a comprendere meglio frasi ambigue e comunicare meglio.
  • – Maggiore correttezza: Altri esperimenti hanno dimostrato come l’umore negativo porti le persone a prestare maggiore attenzione alle norme e aspettative sociali, e ad essere più generosi verso gli altri e meno egoisti.

 

Neutralizzare il culto della felicità

Esaltando la felicità e negando le virtù della tristezza, abbiamo posto un obiettivo inafferrabile per noi stessi. Così facendo causiamo maggiore delusione, fino ad arrivare anche alla depressione.

Come già detto in precedenza essere tristi o di umore negativo ci aiuta ad essere più concentrati nelle varie occasioni, e così aumenta la nostra capacità di monitorare e rispondere con successo a situazioni più impegnative.

Da queste ricerche emerge che l’irrealizzabile obiettivo perseguito della felicità può per lo più essere controproducente. Una valutazione più equilibrata dei costi e dei benefici delle emozioni positive e negative è più lungimirante.

 

Fonti:

https://theconversation.com/why-bad-moods-are-good-for-you-the-surprising-benefits-of-sadness-75402