Inganna più una verità ben scelta di mille bugie

1989
Conferenza stampa
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Cosa sta succedendo alla credibilità della scienza e degli esperti? Come mai assistiamo a scienziati in contrasto tra loro e a versioni ufficiali che si contraddicono di settimana in settimana? Abbiamo chiesto un’opinione al prof. Sergio Angeletti, decano dei giornalisti medico scientifici italiani.

“La gente da sempre crede più facilmente alle indiscrezioni che alle fonti ufficiali. Anche perché queste ultime hanno sempre l’aria di dare versioni ufficiali ma non necessariamente reali” spiega il prof. Sergio Angeletti, decano dei giornalisti medico scientifici italiani e Cavaliere della Repubblica per il servizio offerto in occasione della crisi ambientale legata all’incidente di Seveso del 1976. Lo abbiamo incontrato per chiedergli un opinione in merito alla gestione attuale da parte degli esperti/scienziati dell’emergenza Coronavirus.

Sergio Angeletti in occasione di una conferenza stampa

Mai come in questo periodo la credibilità della Scienza e delle “versioni ufficiali” viene messa in discussione. Spesso anche a causa degli stessi esperti che si contraddicono tra loro e che si esprimono con termini poco chiari.

La memoria di Angeletti torna al ’76, nel pieno della gestione del disastro di Seveso, ai tempi era responsabile dell’Ufficio Documentazione e Comunicazione, quindi la voce ufficiale delle istituzioni: 

“Si trattava di portare all’estero (come previsto da una speciale legge regionale) la parte più inquinata dei rifiuti di Seveso. I rifiuti sarebbero andati in Romania ma non si poteva dire perché a quell’epoca la Romania era la vetrina bella del regime sovietico. Il governo rumeno avrebbe preso i rifiuti in cambio di denaro ma tutto ciò non sarebbe dovuto trapelare nei media, pena l’annullamento dell’operazione.

Quindi una mattina il senatore Luigi Noè mi informò che era stata decisa la data della partenza dei 42 fusti pieni di materiale inquinato e mi chiese di organizzare una conferenza stampa. Feci notare al senatore che non eravamo per nulla pronti a rispondere alla domanda su dove fossero diretti quei fusti. Sarebbe stato semplice per qualsiasi giornalista seguire i camion coi bidoni e scoprire dove fossero diretti. L’on. Noè allora mi propose di convocare la conferenza stampa solo dopo che i fusti erano partiti. Ma anche il quel caso, gli feci notare, non era per nulla scontato che i giornalisti ci avrebbero creduto.

Quale idea proponevo? Spiegai al senatore che la gente non crede alle fonti ufficiali, ma alle indiscrezioni. Suggerii quindi all’allora direttore del TG1 di Milano, Elio Sparano di mandare un operatore munito di teleobiettivo sul cavalcavia della Milano-Meda. Da quella posizione si poteva guardare all’interno dell’ICMESA ed il fotografo avrebbe potuto immortalare il carico dei 42 due fusti inquinati sui camion pronti a partire. Feci lo stesso con l’amico del Corriere della Sera Massimo Alberizzi: si trattava di raccogliere immagini rubate sulla partenza dei fusti di rifiuti, immagini quindi molto più credibili di quelle ufficiali.

Si sarebbe scatenata la caccia ai bidoni inquinati per tutta Europa ma nessuno avrebbe più messo in dubbio che fossero partiti.

Inganna molto di più una verità ben scelta di mille bugie.

Una delle frasi che più mi piace ricordare ai giornalisti e a chi si interessa di comunicazione è che inganna molto di più una verità ben scelta di mille bugie.

Veniamo ad oggi, non mi stupisce di assistere a questa perdita di credibilità degli esperti. Soprattutto considerata la pervasività della comunicazione moderna grazie al web. Suggerirei alle istituzioni di cogliere dai nuovi media l’opportunità di coinvolgere più direttamente le gente e non farla sentire pubblico a cui vengono propinate ogni tipo di versioni. La gente deve e può sentirsi protagonista. Soprattutto grazie alle nuove tecnologie.

Forse la ragione per cui molti blogger hanno tanto successo è proprio questa: sono protagonisti ed incarnano quello che la gente vorrebbe fare. Informarsi direttamente, andare a scovare i dietro le quinte delle storie ufficiali.

Ovvio a questo punto ci si deve porre la domanda: c’è qualcosa che si vuole nascondere con le versioni ufficiali?