Se il coronavirus del COVID-19 ha la caratteristica di mutare ogni anno (come avviene per il coronavirus dell’influenza) significa che anche il vaccino di cui si parla avrà “validità limitata” fino a nuova mutazione? Risponde il prof. Sergio Angeletti, decano dei giornalisti medico scientifici italiani
Il vaccino anti Covid sviluppato da Pfizer & BioNTech si basa su una delle tecnologie più innovative e avanzate, adottata anche da altre due grandi aziende in corsa: la tedesca Curevac e l’americana Moderna, che nella ricerca sul vaccino contro la pandemia collabora con l’Ente statunitense di ricerca sulle malattie infettive, il Niaid diretto da Anthony Fauci, e con con la Coalion for Epidemic Preparedness Innovation (Cepi).
L’INNOVATIVITà RISPETTO AI TRADIZIONALI VACCINI STA NEL PERSEGUITARE QUESTI VIRUS NON RICONOSCENDONE L’ASPETTO, BENSì UNO SPECIFICO ELEMENTO STRUTTURALE: COME RICONOSCERE UN GATTO NON DALLA SUA ‘SILUETTE’ COMUNE A TUTTI I FELINI, BENSì DALLA SPECIFICA CONFORMAZIONE D’UNA SUA CLAVICOLA….AD ESEMPIO.
Tutti e tre i vaccini stanno affrontando la terza e ultima fase della sperimentazione clinica e tutti e tre sono vaccini a Rna.
Vaccini di questo tipo utilizzano la sequenza del materiale genetico del nuovo coronavirus, ossia l’acido ribonucleico (Rna), il messaggero molecolare che contiene le istruzioni per costruire le proteine del virus.
Utilizzare l’Rna messaggero (mRna) è stata una scelta dettata dall’esigenza di riuscire a produrre vaccini in breve tempo, ottenendo una risposta immunitaria ottimale.
L’obiettivo è somministrare direttamente l’mRna che controlla la produzione di una proteina contro la quale si vuole scatenare la reazione del NOSTRO sistema immunitario.
Nel caso del virus responsabile della pandemia la proteina è la Spike, l’artiglio molecolare utilizzato per agganciare le cellule sane e invaderle.
Per trasportare le istruzioni per indurre le cellule a produrre la proteina Spike vengono utilizzate minuscole navette fatte di lipidi.
La proteina Spike è stata una delle prime a essere individuata, è ben nota e si è osservato che il sistema immunitario umano è in grado di riconoscerla: Non appena questo avviene, le difese dell’organismo stimolano la produzione di cellule B, che producono anticorpi, e di cellule T, specializzate nel distruggere le cellule infette.
Commentando i dati sul vaccino di Pfizer e BioNTech, il direttore del Niaid, l’immunologo Anthony Fauci, ha definito i risultati “molto buoni”. “Mostrano – ha osservato – che la nuova tecnologia utilizzata, basata sull’ impiego dell’Rna messaggero funziona nell’indurre la risposta immunitaria”. Poiché la tecnologia è la stessa alla base del vaccino anti-Covid di Moderna, per Fauci la speranza è che a breve “potremo forse avere due vaccini”.
Entrambe le sperimentazioni, così come quella della Curevac, si trovano infatti nella terza e ultima fase: dopo i test preclinici, condotti in laboratorio, ogni vaccino e ogni farmaco vengono sperimentati sull’uomo in tre fasi. La fase 1, condotta su un piccolo numero di volontari sani, deve dare risposte sulla sicurezza; la 2 su un numero più vasto di persone, deve dare le prime risposte sugli effetti e la 3, su numeri molto grandi, deve dare le risposte sull’efficacia.
Sergio Angeletti
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