Seguire stili di vita corretti può migliorare la nostra salute: essere sani è una risorsa fondamentale per il corretto sviluppo di una società moderna.
È indispensabile essere consapevoli, capaci di integrare la complessità dei dettagli: quando le nostre intenzioni sono chiare, riusciamo a superare blocchi, inibizioni e costrizioni, fobie che oggi limitano l’azione costringendola in modelli ripetitivi privi di scelta.
Viviamo una conflittualità quotidiana, una incapacità a gestire i problemi che spesso si traducono in violenza e dipendenza da schemi fissi, abitudini errate.
Educare il cervello
Il termine consapevolezza mi ha fatto avvicinare al metodo di insegnamento di Moshe Feldenkrais dove nei suoi scritti ripete spesso che si vive solo il 50% della nostra potenzialità utilizzando una piccola percentuale dei neuroni a nostra disposizione: educare il cervello ad apprendere nuove risposte è il punto di partenza per ottenere un cambiamento dinamico del comportamento. Grazie alle sue competenze, si dedicò allo studio del movimento muscolare partendo da un approccio fisico-matematico, usando due tecniche in particolare l’integrazione funzionale e la consapevolezza del movimento. Oggi proprio la consapevolezza ci può aiutare a migliorare la salute, lo stato d’animo, a superare difficoltà e ansia, grazie all’integrazione continua tra mente e corpo.
Il cervello è in grado di modificare la propria organizzazione?
La sua intuizione secondo cui nel corso della vita il cervello è in grado di modificare la propria organizzazione e le proprie risposte attraverso l’esperienza e l’apprendimento è stata da tempo convalidata dalle neuroscienze. Il cervello ha una sua modellabilità e plasticità continua, una quantità di connessioni sinaptiche che dipendono dagli stimoli provenienti dall’ambiente esterno e interno. Spesso siamo intrappolati dall’abitudine, dalle associazioni, dalla capacità di riconoscimento che ci dà sicurezza, senza immaginare che esplorare nuovi percorsi tutela la nostra salute e la nostra ampiezza di apprendimento.
Riprendere un dialogo con noi stessi
È necessario allora riprendere un dialogo consapevole con noi stessi, che parte dall’ascolto e ridà fiducia alle proprie percezioni, per trovare una risposta alla nostra insoddisfazione e una difesa davanti a una società malata.
La scienza ci aiuta a comprendere un’opera d’arte
Entro con passo leggero e incompetente, partendo proprio dall’importanza della conoscenza della scienza e del funzionamento del nostro cervello, nelle teorie del premio Nobel Eric Kandel che sostiene quanto la scienza possa aiutarci a comprendere un’opera d’arte. Ogni immagine potente è ambigua perché nasce dai conflitti dell’artista e l’osservatore risponde a questa ambiguità sulla base delle proprie esperienze e questo processo interpretativo diventa creativo. L’opera astratta in particolare suscita una risposta attiva in chi la guarda, la mancanza della prospettiva richiede al nostro cervello una logica diversa da quella con cui si osserva la pittura figurativa. Mentre questo tipo di quadri stimola aree del nostro cervello che rispondono a immagini di specifiche categorie, l’arte astratta ci espone a percorsi meno familiari o addirittura del tutto sconosciuti: l’analisi del contenuto pittorico, le associazioni cognitive e la risposta emotiva, possono deformare le nostre normali abitudine percettive.
Due percorsi molto diversi, due epoche molto lontane: mentre una volta si parlava di intuizione, oggi si può parlare di certezze in continuo divenire grazie alle scoperte scientifiche, ma al centro di tanti percorsi ritorna sempre l’uomo con le sue potenzialità. Qualunque sia il punto di partenza, salute, immagine, voce, musica, quando si entra in un rapporto comunicativo si aprono molti stimoli che dobbiamo accogliere, integrare, differenziare per accrescere il numero di scelte possibili.
Un percorso per raggiungere un’azione aperta a nuovi spazi
Il dialogo che si genera tra il paziente e la malattia è un percorso fatto di ansia, paura, incertezza e dolore che spesso rimane chiuso nell’intimità delle nostre sinapsi sane o danneggiate che siano o che cerca rinforzo in una voce reale o virtuale. Spesso l’esperienza somatica può avere un ruolo guida per ritrovare la mancanza di forza psicologica e fisica che inevitabilmente ci schiaccia nello stigma della malattia. Un percorso corporeo può far ritrovare un nuovo radicamento per raggiungere una azione o reazione non più dettata dall’abitudine ma aperta a nuovi spazi, per accogliere un controllo consapevole di ogni nostro atto per rompere schemi e abitudini che la vita stessa ci impone ma che spesso ci fanno ammalare.
Flavia Bruno
(flavia.bruno@unimi.it)
Membro del comitato del Centro studi comunicazione farmaco, salute e società’’, Unimi, Milano
Iscritta Ordine dei Giornalisti della Lombardia
Allieva dell’Istituto Feldenkrais, Milano
Bibliografia:
Conoscersi attraverso il movimento, di Moshe Feldenkrais, Celuc libri s.r.l., Milano 1984
Le basi del metodo- Per la consapevolezza dei processi psicomotori, di Moshe Feldenkrais Astrolabio,Roma, 1991
Arte e neuroscienze-Le due culture a confronto, di Eric R. Kandel, Raffaello Cortina Ed,2017
Flavia Bruno
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