Allarme zecche: in aumento i casi di ricovero in Italia per meningoencefalite

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Tutto quello che c’è da sapere sui rischi da morso di zecca e le precauzioni da utilizzare durante le escursioni in montagna. 

 

L’allarme è stato lanciato dalla Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali (Simit, www.simit.org) in seguito al recente ricovero di ben 7 persone nella provincia di Belluno affette da Tbe, la meningoencefalite trasmessa dal morso di zecca.
La puntura di zecca non sempre viene avvertita in quanto, spiegano gli esperti, è presente nella saliva di questi parassiti una sostanza anestetica che rende indolore il morso e pertanto può succedere di non accorgersi di essere stati punti. Tuttavia, in alcuni casi, l’attacco di quest’acaro può provocare conseguenze gravi da non sottovalutare: danni permanenti al sistema nervoso centrale, paralisi e, raramente, anche la morte. 
Oltre alla Tbe, altre sono le malattie che possono essere trasmesse dal morso di zecca, tra queste, la malattia di Lyme e la Rickettsiosi, causata principalmente dalla zecca dei cani. 

La meningoencefalite da zecche. Si tratta di una malattia virale acuta, diffusa negli ultimi anni sopratutto nel Nord Est Italia, che colpisce il sistema nervoso centrale e che per il 70-90% dei casi decorre senza sintomi evidenti, passando a volte inosservata. Negli altri casi, invece, l’infezione si manifesta attraverso sintomi simili a quelli influenzali a cui seguono, nel 10-20% dei casi, disturbi al sistema nervoso centrale
Le zecche che possono trasmettere l’infezione sono quelle della famiglia Ixodes ricinus e Ixodes persulcatus, ma anche quelle del cane e del genere Haemaphysalis.

Il pericolo maggiore è quello di non accorgersi del morso di zecca, ritardando una possibile diagnosi da Tbe. Tuttavia gli esperti avvertono che in caso di dubbio è sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico o al pronto soccorso. 

In particolare, come sostenuto da Ermenegildo Francavilla, direttore Unità operativa di Malattie infettive dell’ospedale di Belluno e componente Simit, il rischio di contrarre questa malattia esiste e non va sottovalutato. Tuttavia esiste un vaccino che può aiutare a prevenirla ed è fondamentale sensibilizzare non soltanto le persone, ma anche il mondo medico, che a volte non è in grado di riconoscere queste patologie in quanto ritenute improbabili.

Consigli e prevenzione. Il consiglio è quello di adottare particolari precauzioni per gli escursionisti che intendono frequentare i paesaggi delle zone a rischio, attualmente identificate nei territori del Nord Est italiano. 
In generale, si consiglia di non abbandonare i sentieri e di evitare di addentrarsi nella vegetazione e nelle zone in cui l’erba è più alta. Inoltre sarebbe preferibile indossare per precauzione indumenti chiari, che facilitano l’eventuale individuazione delle zecche, e coprire le estremità inferiori e superiori utilizzando pantaloni lunghi, calze, scarponcini e maglie dalle maniche lunghe per evitare che i parassiti entrino in contatto direttamente con la cute.

Inoltre, in commercio si possono trovare repellenti specifici per insetti e prodotti da applicare direttamente sugli abiti.

Dopo un’escursione è bene controllare con attenzione tutto il corpo, effettuando un esame visivo e tattile degli indumenti indossati e della propria pelle, chiedendo l’aiuto di una altra persona e ispezionando in particolare modo il cuoio capelluto, il collo, i fianchi e il retro delle ginocchia
Nel caso in cui si trovassero delle zecche sulla propria pelle è consigliabile rimuoverle il prima possibile per evitare la possibilità di contrarre un’infezione. 
Per far questo basta seguire delle semplici istruzioni: “in caso di puntura – consiglia il Ministero della Salute –  afferrare saldamente la zecca con una pinzetta il più possibile aderente alla cute e tirarla decisamente, ma senza strappi, con una delicata rotazione, in modo da non romperla. Durante l’operazione, proteggere le mani con i guanti o con un fazzoletti, per eliminare la possibilità di infezione attraverso piccole lesioni della pelle o per via congiuntivale o orale. Se il rostro della zecca rimane all’interno della pelle, estrarlo con l’aiuto di un ago sterile.”

Alla rimozione della zecca dovrebbe seguire un periodo di osservazione di 30-40 giorni, per individuare la comparsa di eventuali segni e sintomi di infezione. L’assunzione di antibiotici in questa fase è sconsigliata, perché potrebbe mascherare eventuali segni di malattia da zecche e rendere più complicata la diagnosi. 

Tuttavia in caso di dubbi o timori, oltre che di punture, è opportuno andare dal proprio medico o al pronto soccorso, preferendo quello di un ospedale dotato di un reparto di malattie infettive.

 

Per ulteriori info in caso di puntura di zecca:
www.epicentro.iss.it/problemi/zecche/zecche.asp