Quell’8 marzo 1908 a Chicago avvenuto il 25 marzo 1911 a New York

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Appunti sulla realtà storica della Festa della Donna…

 

… Lasciarla ormai dov’è, ma almeno rendere più sincera memoria alle giovani operaie cui è stata ispirata, figlie di immigrati italiani e ebrei mitteleuropei: si chiamavano Nicolina, Antonina, Zophy, Yetta…

L’assunto è che la Festa della Donna è sacrosanta, in tutti i suoi significati gioiosi e liberatorii (..vi ricordate, fra l’altro, le Baccanti che organizzavano ‘cacce all’uomo’, e fecero letteralmente a pezzi il riottoso Orfeo..?).
Ma la data è stata scelta fidandosi di un furbesco e così   perpetuantesi equivoco/falso cronistorico: l’evento che viene sempre ricordato e celebrato – l’incendio della fabbrica di camice in sciopero l’8 marzo 1908 (o 1906) a Chicago, con la morte di oltre cento giovani operaie per mancanza di sistemi di sicurezza e impossibilità d’accesso ai telefoni della direzione e ritardato e inadeguato arrivo dei soccorsi etc –  è di fatto avvenuto il 25 marzo 1911 a Nuova York: lo stabile incendiatosi era contiguo all’Università di New York, da cui si tentò infatti di tirare qualche passerella di fortuna: è ancora là da vedere, perché n’è diventato la Biblioteca, con targa che ricorda l’evento.
E’ vero che la proclamazione ufficiale della opportunità di celebrare una ‘Giornata Internazionale della Donna’ avvenne durante il Congresso dell’Internazionale Socialista a Copenaghen nel 1910, ma senza fissare una data e tanto meno citando un evento non ancora avvenuto. Anzi, il ‘Woman’s Day’ localmente qua e là già si celebrava. La parte della delegata tedesca Clara Zetkin, sempre citata come autrice della scelta, non ha in tal senso traccia nei documenti dell’Internazionale.
Tutto il pasticcio nasce qui da noi il 7 marzo 1952, quando il settimanale bolognese del PCI ‘La Lotta’, forse per avere l’opportunità di pubblicare un editoriale fortemente emotivo per quel giorno, pubblica la notizia con tutti i dati sfalsati nel tempo e nel luogo, ed anche nel numero delle vittime: solo  129 invece di 146.
Quanto appena ricordato è stato (molto più) ampiamente documentato in una specifica mostra dall’8 al 31 marzo 1990 presso la Civica Biblioteca di Palazzo Sormani a Milano, intitolata appunto “8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna”.
Comunque: non è giusto continuare a sfalsare l’evento. Non si rende giustizia alle vittime. Le si celebri pure l’8 marzo (ormai… anche la nascita di Cristo…) ma almeno le si ricordi non per pura strumentalizzazione, com’è stato finora.                          Erano povere figlie di emigranti italiani e ebrei mitteleuropei, si chiamavano Nicolina, Antonina, Zophy, Yetta…

 

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Sergio Angeletti

Presidente vicario dell'ASMI­ - Associazione Stampa Medica Italiana nell'FNSI­ - Federazione Nazionale Stampa Italiana. Maggiori info sul nostro collaboratore