L’abuso di antibiotici, sia livello domestico che negli allevamenti di bestiame, favorisce lo sviluppo di resistenza dei batteri proprio agli antibiotici utilizzati.
È un processo fisiologico, adattativo, che obbliga i ricercatori a sviluppare antibiotici di nuova generazione per bypassare i meccanismi di resistenza dei batteri.
L’attività di ricerca e sviluppo tuttavia non è qualcosa di facile, richiede anni di lavoro e milioni di euro di investimenti. Inoltre il business degli antibiotici non è così ricco come quello di altre aree terapeutiche.
Queste condizioni messe assieme possono potenzialmente generare un cortocircuito nei sistemi sanitari a seguito del quale un giorno potremmo non avere più armi efficaci per combattere le infezioni batteriche.
Proprio su Saluteuropa 4 anni fa il professor Silvio Garattini, fondatore e direttore dell’Istituto di Ricerca Mario Negri ed il professor Luigi Allegra, presidente emerito della Società Europea di Pneumologia, lanciarono l’allarme.
Qui i video:
A conferma di questi ammonimenti è la recente notizia che viene dal Politecnico di Hong Kong: un gruppo di ricercatori ha trovato dei batteri resistenti alla colistina, considerata “l’ultima spiaggia” degli antibiotici. Una sostanza utilizzata proprio quando nessuno degli altri antibiotici funziona e soprattutto molto utilizzata negli allevamenti di bestiame.
Le analisi pubblicate su Eurosurveillance hanno messo in luce uno specifico gene mutato in grado di conferire ai batteri resistenza alla colistina, si tratta di mcr-1. Ora i ricercatori sono impegnati nel valutare quanto questa modifica al gene mcr-1 si stia diffondendo per la Cina.
Le prime notizie sono allarmanti: il team di scienziati guidato dal professor Chen Sheng del Centro di Ricerca Nazionale per la Sicurezza Alimentare (Food Safety and Technology Research Center) ha scoperto che il gene mutato è già presente in sia in organismi prelevati da campioni umani, sia in un ampio spettro di cibi che in campioni da prelievo ambientale come acque.
Gli studi suggeriscono che lo sviluppo del gene mcr-1, responsabile della resistenza alla colistina, si sia originato in batteri di Escherichia coli presenti nel tratto gastro intestinale degli animali a seguito di un utilizzo massivo di colistina. Successivamente il gene mutato può essersi trasmesso agli uomini attraverso la catena alimentare o per diretto contatto con gli animali.
Ora i ricercatori sono impegnati nella ricerca di soluzioni: sia per sviluppare possibili inibitori del gene mcr-1 sia per bloccare in qualche modo la diffusione dei batteri con mutazione al gene.
Tutto questo non fa che confermare il pericolo a cui stiamo andando incontro, come provocatoriamente si domanda il prof. Allegra: torneremo a morire di polmonite?
Fonti:
http://www.eurosurveillance.org/content/10.2807/1560-7917.ES.2017.22.39.17-00206
https://www.polyu.edu.hk/web/en/home/index.html
Redazione
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