Il dottore sei tu: diagnosi a portata di smartphone?

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La nota testata The Economist lancia una storia di copertina dal titolo “Doctor You”. Uno smartphone è tutto ciò che occorre per ottenere la tua laurea in “medicina di te stesso”.

“Pazienti” di nome e di fatto

Come evidenzia senza mezzi termini The Economist, i “clienti” dei diversi sistemi sanitari affrontano spesso attese e costi crescenti, oltre che innumerevoli esami clinici e terminologie spesso indecifrabili. La medicina per loro non è un settore rapido, come potrebbe percepirlo un ricercatore: l’unica rapidità che percepiscono è il ritmo a cui avanza la loro malattia.

Per questo tre colossi statunitensi, Amazon, Berkshire Hathaway e JPMorgan, hanno da poco annunciato un comune investimento per la copertura sanitaria dei loro impiegati (si tratta di più di un milione di dipendenti).

Cosa manca ai pazienti? Conoscenza della loro situazione clinica e controllo delle informazioni sul loro conto. La soluzione? Accesso ai dati.

Soluzione a portata di smartphone

Può sembrare semplicistico per l’utente medio, ma è proprio così: oltre a prenotare una cena fuori, un passaggio su uber, e scambiarsi messaggi con gli amici, le app rendono possibile raccogliere dati sulla salute dei loro utenti, e così allenare i sistemi di intelligenza artificiale, capaci di immagazzinare ed elaborare un numero elevatissimo di informazioni. Ecco cosa significa in termini di benefici e rischi.

Il dottore sei tu: quattro benefici

Le colonne di The Economist segnalano in particolare quattro benefici:

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Copertina della testata “The Economist”

1. Migliori diagnosi: dispositivi collegati ad app installate sul proprio smartphone permettono di identificare patologie con anticipo rispetto alla manifestazione di sintomi più avanzati;

2. Migliore gestione di malattie complesse: app specificamente costruite possono aiutare i pazienti nella gestione di disturbi o malattie cherichiedono una certa regolarità nell’assunzione di farmaci, e il coordinamento tra tali app e dei dispositivi collegati al corpo può aiutarne anche il monitoraggio costante attraverso il rilevamento e la trasmissione di importanti dati clinici. I supporti tecnologici per pazienti affetti da diabete o deficit di attenzione sono solo tra i primi esempi di come l’interazione tra medicina e innovazione possa facilitare il trattamento di alcuni tipi di  patologie;

3. Miglioramento dell’efficienza del sistema sanitario: maggiore la possibilità di condividere i dati sulla salute, maggiori le interazioni possibili tra specialisti che operano in diversi settori e zone geografiche, minori le possibilità di errori medici o di interventi non coordinati;

4. Raccolta di dati: i sistemi di intelligenza artificiale si allenano e si raffinano all’aumentare del numero e della qualità degli input. Ogni paziente che condivide i suoi dati, può essere di aiuto ad un altro con una simile patologia. Nel tempo, i benefici di queste interazioni possono crescere esponenzialmente.

Rischi e chi ci guadagna

La frontiera del possibile non sempre coincide con quella del desiderabile, e le lenti attraverso cui leggere queste affermazioni sono tra le più diverse.

Dal punto di vista degli utenti finali sorgono molte domande: è proprio vero che le persone vorranno essere dottori di se stesse? Quanti saranno effettivamente disposti a condividere dati così personali come quelli sulla salute?

Mettendosi infine nei panni del dottore (quello vero, con una laurea in medicina), sarà interessante capire quale sarà l’evoluzione della professione medica nel corso dei prossimi anni: grado di specializzazione, autonomia decisionale, responsabilità nelle scelte, tipologia di preparazione accademica e sul campo, modalità di contatto con il paziente, valore dell’esperienza e dell’intuizione, e molti altri temi. Come reagiranno i medici, allenati tra i banchi delle facoltà di medicina e da anni di esperienza, alla diffusione di tali tecnologie e alla potenziale presenza di tanti “doctor you”?

L’abilitazione in “medicina di te stesso” apre scenari ancora da esplorare da molteplici prospettive: le domande aumentano, si rinnovano e sono, come spesso accade nelle terre di frontiera della ricerca, più numerose delle risposte. Uomo e tecnologia si incontrano sul terreno prezioso della salute, e chissà che la saggezza popolare non abbia predetto un’era: se la mela quotidiana crescesse sugli schermi di Apple, davvero il dottore non servirebbe più? Che i medici dicano la loro!

Fonte:

Leaders. (3 febbraio 2018). Doctor You. The Economist, 9.

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Marta Rocchi

Marta Rocchi è ricercatrice e vicedirettore del Centro di Ricerca Markets, Culture and Ethics della Pontificia Università della Santa Croce (Roma), e ricercatrice presso il Virtue Ethics in Business Research Group dell’Università di Navarra (Pamplona). Insegna Moral Theology of the Marketplace presso la St. John’s University (campus a Roma) e Responsabilità Sociale d’Impresa presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare della Pontificia Università della Santa Croce. Dal 2011 è iscritta all’Ordine dei Giornalisti delle Marche, nella lista dei pubblicisti. Aree di ricerca: etica della virtù, insegnamento dell’etica presso le facoltà di economia e le business school, filosofia morale di Alasdair MacIntyre, responsabilità sociale d’impresa, etica della finanza.

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