Malattia come metafora di Susan Sontag

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Quante volte si sente dire nei media “morto di un male incurabile” o “morto di una brutta malattia” parlando di qualche personaggio famoso morto per cancro.

Il cancro come una sorta di demone innominato, Il cancro è una gravidanza demoniaca  scriveva San Gerolamo.

Susan Sontag va a fondo di queste dinamiche psicologiche che trasformano una malattia ancora sconosciuta e difficile da guarire, come il cancro, in una sorta di “punizione divina” o “maledizione”.

Quello che oggi è rappresentato dal cancro un tempo era la tubercolosi, male incurabile, si pensava, caratteristico di certe persone, di specifici tipi psicologici.

La tubercolosi, seppur misteriosa fino alla scoperta del bacillo di Koch, era considerata la malattia degli artisti, la malattia dei consunti nello spirito, la malattia di chi aveva un forte impulso psicologico alla disgregazione del corpo verso una forte spiritualizzazione della vita.

Scopriamo con la Sontag che, a differenza del cancro, la tubercolosi un tempo si portava dietro un alone misto di paura e fascino, la morte per tubercolosi si pensava che dissolveva la grossolanità del corpo, spiritualizzava la personalità, espandeva la consapevolezza. Per la morte di cancro non si può proprio dire così.

Il cancro oggi viene da alcuni associato ad una sorta di repressione costante degli istinti e delle emozioni.

In entrambi i casi, cancro e tubercolosi, tuttavia emerge sempre l’idea che ciascuno è in qualche modo responsabile della propria malattia. È proprio contro questa idea che si batte la Sontag ed in questo libro cerca di raccontare con grande lucidità ed onesta intellettuale i vari punti di vista.

Malattia come metafora è un titolo che forse attrae più chi è convinto del fatto che la malattia possa essere vista come una metafora delle dinamiche psicologiche profonde del malato. Forse proprio per questo fin dall’introduzione l’autrice chiarisce che la sua idea è l’esatto contrario.

A prescindere da quale sia l’idea del lettore è un libro che va letto, per la sua lucidità, per le informazioni abilmente raccolte e collegate, per le riflessioni che emergono. Alla fine di questo libro, snello e scorrevole, ciascun lettore si sentirà arricchito e meglio equipaggiato per proseguire nelle proprie personali ricerche e riflessioni.