Cosa sta accadendo in Cina con il Coronavirus e quando dobbiamo preoccuparci? Il prof. Massimo Ciccozzi, tra i massimi esperti di epidemiologia, si è reso disponibile per analizzare anche le teorie considerate più estreme ed aiutarci a fare chiarezza.
“Meteo, sul web domina il catastrofismo e le spiagge restano vuote nonostante il sole”, titolava Repubblica il 20 luglio del 2014.
Forse qualcuno di voi se lo ricorderà: hotel e spiagge della riviera romagnola giunsero sul punto di voler far causa ai siti di previsioni meteo. È bastato trasformare dei “possibili rovesci pomeridiani” in “nubifragi annunciati” per far riempire i siti di click e svuotare le spiagge.
Con i dovuti paragoni è lecito chiedersi se anche nel caso del Coronavirus (COVID-19) si stia vivendo uníesperienza analoga.
Tra eccessi di allarmismo e tranquillizzazioni poco convincenti
La situazione è oggettivamente inedita ed in continua evoluzione, pertanto è comprensibile una fase di incertezza ed allarmismo. Tranquillizzare i cittadini laddove oggettivamente non ci sono rischi imminenti per l’Italia è un dovere per le istituzioni anche se talvolta alcuni esperti pur di rassicurare ed evitare di pronunciare frasi quali “non lo sappiamo ancora” forniscono risposte goffe e posticce che poco convincono le persone.
Così molti blogger ed alcune testate giornalistiche riescono a raccogliere questa insoddisfazione offrendo come versioni “più credibili” le più disparate ed allarmanti ipotesi: dal virus letale sviluppato in laboratorio alle centinaia di migliaia di morti che il governo cinese ci tiene nascosti.
Gli esperti sono riluttanti a commentare queste teorie, ne va della loro reputazione, ma così si genera un vero e proprio cortocircuito di informazione. Il rifiuto a prendere in considerazione queste ipotesi viene infatti letto da molti come la prova che chi sa non vuole parlare per non allarmare.
Ma che senso ha tutto questo? Che beneficio ne deriva a tutti noi?
Forse la soluzione migliore sarebbe quella che gli esperti si mettessero a disposizione dei cittadini per analizzare e spiegare anche quelle notizie che, sebbene agli addetti ai lavori risultino palesemente assurde, possono risultare credibili per una normale persona giustamente preoccupata.
Abbiamo chiesto al prof. Massimo Ciccozzi, tra i massimi esperti di epidemiologia e spesso ospite dei principali programmi televisivi, di commentare con noi alcune delle notizie e teorie pi˘ allarmanti che circolano nel web.
Il professore ha gentilmente accettato, vi proponiamo quindi qui sotto l’intervista.
Professore, perché la Cina sta reagendo con tanta forza e determinazione anche se il virus risata poco più letale di un’influenza?
La Cina sta facendo bene, sta applicando quanto imparato dalla lezione della SARS. Anche se la letalità del virus è al 2,1% non dobbiamo dimenticarci che si tratta di un nuovo virus, pertanto il nostro sistema anticorpale non è in grado né di riconoscerlo, né di combatterlo e al momento non esistono né terapia, né vaccino.
Il cordone sanitario con la quarantena messo in atto quindi è fondamentale per evitare che questo virus sfugga e vada in giro per il mondo. Il rischio sarebbe che diventi un virus endemico, ossia una nuova malattia che si ripresenta ogni anno.
La Cina ha cambiato da un giorno all’altro il modo di contare morti ed infetti, c’è da fidarsi? Stanno nascondendo i veri dati e il tasso di mortalità è più alto?
Intanto una precisazione: mortalità e letalità sono due cose diverse. Per mortalità si intende il numero morti su tutta la popolazione. Per letalità invece intendiamo quanti morti ci sono tra tutte le persone infettate. Prendiamo quindi sempre in considerazione il tasso di letalità che è al 2,4% anche ora che la Cina ha cambiato i criteri di misurazione.
Infondo ha semplicemente alzato l’asticella della prudenza e deciso di considerare infetti anche quei pazienti la cui diagnosi era incerta. Questa è una garanzia per le persone perché permette a tutti di trattati col massimo dellíattenzione. Direi quindi che i segnali vanno nella direzione opposta al nascondere i casi.
Circolano in rete video di persone che in Cina collassano a terra. C’è chi crede che siano gli effetti del coronavirus. Lei cosa ne pensa?
È giusto dare una risposta anche a questi video altrimenti le persone credono che gli esperti nascondano qualcosa. Noi ora conosciamo bene la sintomatologia del Coronavirus (COVID-19) ed è una sintomatologia simil influenzale che degenera in polmoniti interstiziali. Sicuramene questo virus non da effetti come i collassi che mostrano i video. È molto più probabile che quelle persone siano collassate per altre cause e che i passanti, sotto massima allerta per il coronavirus, li abbiamo filmati e fatti circolare in rete convinti di assistere a qualcosa di strano. Ricordiamoci che in Italia ogni anno abbiamo quasi 120.000 casi di infarto e 200.000 casi di ictus. Sono più di 900 persone che ogni giorno in Italia possono collassare a terra. Casi che ignoreremmo in condizioni normali ma che sotto il panico del coronavirus potrebbe diventare normale guardare con occhio sospetto.
Ci è stato spiegato dagli esperti che il virus si trasmette solo per via aerea e che non sopravvive fuori dal corpo. Recentemente però è uscita la notizia che il Coronavirus può resistere fino a 9 giorni fuori dal corpo. Dove sta la verità?
Attenzione, non è vero che il Coronavirus (COVID-19) resiste 9 giorni fuori dalla superficie. Questa notizia è nata da uno studio tedesco che però ha analizzato un altro tipo di virus e non l’attuale (link allo studio).
Alcuni giornalisti e blogger sostengono che questo virus possa essere stato creato in un laboratorio militare che ha sede proprio a Wuhan. Addirittura c’è chi si spinge ad ipotizzare che si tratti di un virus studiato per infettare con più facilità le popolazioni asiatiche (in cui è più presente uno specifico recettore nei polmoni). (link alla ricerca citata a sostegno della teoria del virus ingegnerizzato contro la popolazione cinese)
Intanto direi che se dovessi sviluppare un arma batteriologica non utilizzerei questo coronavirus. Userei piuttosto Ebola che ha una mortalità superiore al 48%. Se il COVID-19 fosse veramente un’arma batteriologica ci si dovrebbe allora porre certe domande sull’efficienza dei laboratori militari.
La causa dell’infezione ormai è stata dimostrata in maniera inequivocabile, nasce dal pipistrello. Probabilmente macellando a mani nude la carne, come avviene ogni giorno nei mercati di animali in Cina, qualcuno si è tagliato e da queste micro ferite c’è stato un passaggio del virus tramite sangue. Nulla di più comune.
Sul fatto che il virus si lega a particolari recettori presenti nelle cellule che hanno un particolare recettore e sono cellule delle basse e alte vie respiratorie è vero, ma li abbiamo tutti.
Alcuni si domandano perché tra i farmaci usati per trattare il virus ci siano farmaci comuni nel trattamento dell’HIV. C’è chi crede che questo dimostri che il virus sia molto più pericoloso di quello che viene raccontato.
Ma è normale che di fronte a un virus che non conosciamo ancora si provi ad utilizzare i farmaci più efficaci di cui disponiamo come i farmaci contro la malaria, contro la SARS e contro l’HIV. Non c’è veramente nulla di strano nell’utilizzare questi farmaci, anzi direi che sarebbe strano se non lo facessero.
Ricordiamoci che per sviluppare un nuovo farmaco ci vuole qualche mese e i passaggi sono obbligatori: prima si testa la molecola in laboratorio, poi sugli animali e solo dopo sull’uomo.
Cosa dire a genitori preoccupati per i propri figli? Quando tornano a casa da scuola con un poí di febbre devono fare qualcosa in più del normale?
Direi proprio di stare tranquilli. Ad oggi non c’è circolazione del virus in Italia. E qualora iniziasse a circolare abbiamo tutte le strutture e le procedure per contenere il contagio e gestire la situazione.
Ovviamente consiglierei di evitare viaggi dove c’è l’epidemia ovviamente e, se non strettamente necessari, Molto meglio viaggiare dove non circola il virus
Se quindi vostro figlio torna a casa da scuola con febbre e sintomi influenzali portatelo pure dal medico di base come fareste in una situazione normale. Sarà lui a decidere il da farsi.
Che consigli si possono dare a chiunque si trovi in necessità di viaggiare per lavoro?
Oltre a quello di evitare le zone a rischio contagio i consigli principali sono quelli di rispettare le principali normi igieniche: lavarsi bene le mani, starnutire con fazzoletti usa e getta, evitare zone troppo affollate.
Ha senso farsi oggi il vaccino antinfluenzale così da escludere, in caso di febbre, la causa dellíinfluenza stagionale?
Avrebbe avuto senso ma ora è tardi: siamo già oltre il picco influenzale e se consideriamo che il vaccino impiega 15 giorni di tempo per fare gli anticorpi significa che chiunque si vaccini nei prossimi giorni sarebbe protetto a partire dai primi di marzo. Quando ormai l’influenza va a scemare definitivamente.
Questo caso però ci da l’occasione di ribadire, se ce ne fosse bisogno, l’importanza del vaccino. Se oggi fossimo tutti vaccinati sarebbe più facile discernere un caso di influenza da uno di Coronavirus.
Tra TV, giornali e web intervengono molti esperti e a volte si sentono pareri discordanti. Questo alimenta la confusione.
È normale, si tratta di un virus nuovo. La cosa importante però è evitare sempre di creare panico. Non conoscere fino in fondo qualcosa non significa che siamo di fronte ad un’apocalisse. Facciamo un esempio, questo coronavirus ha una capacità di infezione di 2-3 persone, più o meno come l’influenza. Il morbillo ne infetta fino a 16-18. Vi immaginate se ad ogni bambino che prende il morbillo si spargesse il panico sui media facendo intervenire esperti che dicono che il morbillo ha un tasso di infettività maggiore che ne so, del virus ebola? Gli si farebbe dire qualcosa di vero ma in un contesto in cui si spargerebbe inutilmente il panico.
L’OMS a proposito della gestione dell’informazione sull’epidemia ha parlato di “infodemia” Lei cosa ne pensa?
Certamente il web ha cambiato il nostro modo di lavorare, ed in meglio. Oggi possiamo avere accesso quasi in tempo reale a tutte le informazioni, cosa che anche solo ventíanni fa non era così.
C’è tuttavia come in ogni cosa il rovescio della medaglia: troppa immediatezza lascia spazio a molti più errori. La comunicazione è fondamentale e sopratutto nella gestione delle crisi, ma va gestita da professionisti. vi faccio qualche esempio: ora è passato tra i media l’appellativo di “virus cinese” con tutte le implicazioni che sappiamo, non sarebbe forse stato meglio chiamarlo “virus dei pipistrelli”?
Per fare un altro esempio ci avete fatto caso che fino a qualche giorno fa si parlava solo di nuovi infetti e di morti e solo da poco si è iniziato nei media a dar conto anche delle persone guarite? Non le dico della fatica che ho fatto ad inculcare nei giornalisti l’importanza di dare anche il dato sul numero dei guariti. Cambia tutto se aggiungiamo questi numeri migliaia di guariti a fronte di centinaia di morti.
Quali rischi vede da una cattiva informazione?
Verrebbe da pensare a panico generalizzato con comportamenti irrazionali, ma andrei più in profondità. Anni fa in occasione dell’influenza H1N1 fu pubblicato sul New England Journal of Medicine un articolo che presentava la cosiddetta “curva di ansietà”. Le persone stimolate dai media si preoccupano e vanno in allerta ma questo stato dura poco più di una settimana, poi la vita va avanti e tutto passa in secondo piano.
Spargere troppa allerta quando non ce n’è bisogno potrebbe far scattare la dinamica del “al lupo, al lupo!” e quando poi, speriamo mai, ci fosse la sventura di una reale allerta, i cittadini rischierebbero di sottovalutarla perché assuefatti da troppo allarmismo.
Fonti:
- – Articolo Repubblica (https://www.repubblica.it/cronaca/2014/07/20/news/meteoterrorismo_albergatori-91981339/)
- – Studio tedesco su Coronavirus (https://www.journalofhospitalinfection.com/article/S0195-6701(20)30046-3/fulltext)
- – Ricerca citata a sostegno della teoria del virus ingegnerizzato contro la popolazione cinese(http://biorxiv.org/content/10.1101/2020.01.26.919985v1.full)
- – The Emotional Epidemiology of H1N1 Influenza Vaccination, New England Journal of Medicine (https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp0911047)
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