La difficoltà nello smettere di fumare dipende anche dalla scarsa percezione che i fumatori hanno dei rischi legati al tabagismo.
Ecco il risultato di uno studio di Milano-Bicocca e dell’Università del Surrey pubblicato sul Journal of Cognitive Psychology.
I fumatori ritengono infatti che i danni causati dal tabagismo non siano così immediati.
Lo studio
La ricerca analizza la percezione che i fumatori hanno dei tempi di insorgenza delle malattie legate al tabagismo. I ricercatori hanno chiesto a un gruppo di 162 persone di stimare il tempo di insorgenza di una serie di malattie tipicamente associate al tabagismo in un diciottenne che inizia a fumare 10 sigarette al giorno.
I risultati
Gli intervistati, sia fumatori sia non fumatori, hanno stimato quanto tempo trascorre prima che si sviluppino le malattie appartenenti a due categorie: moderatamente gravi (alitosi, bronchite cronica) e molto gravi (tumore ai polmoni, infarto). È stato scoperto che i fumatori, rispetto ai non fumatori, spostano più avanti nel tempo l’insorgenza sia delle malattie moderatamente gravi sia di quelle molto gravi, ritardandone mediamente la comparsa di circa cinque anni. Questa percezione distorta, chiamata Onset time delaying effect, evidenzia una carenza nella comprensione delle conseguenze negative che il fumo ha sulla salute delle persone e di quanto rapidamente possano presentarsi.
Onset time delaying effect
L’Onset time delaying effect è stato definito come un nuovo fattore di rischio implicato sia nello sviluppo della dipendenza da tabacco sia nel mantenimento di tale comportamento.
La ricerca mette in luce anche un altro aspetto: la stima dell’insorgenza delle malattie moderatamente gravi è direttamente associata alla propria percezione di rischio e di paura verso queste patologie, indipendentemente dal fatto che si sia fumatori o meno.
Le considerazioni
«Siamo solo all’inizio dell’indagine di questo fenomeno – spiega Luca Pancani, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca -, ma l’Onset time delaying effect sembra essere un possibile fattore di rischio nello sviluppo e nel mantenimento della dipendenza da tabacco. Se le prossime ricerche lo confermeranno, la presa in considerazione di questo effetto potrebbe migliorare le attuali campagne di prevenzione e cessazione del tabagismo. Un esempio pratico della sua applicazione potrebbe essere quella di rendere consapevoli i fumatori delle tempistiche di insorgenza delle patologie che, già da tempo, vengono illustrate sui pacchetti di sigarette. Questo potrebbe ridurre una loro eventuale distorsione temporale inconsapevole, aiutandoli così ad avere una percezione realistica degli effetti del tabacco sulla propria salute».
Le conclusioni
«Nonostante diverse ricerche abbiano mostrato che i fumatori abbiano percezioni distorte in relazione alla dimensione temporale – ha aggiunto Patrice Rusconi, ricercatore presso la School of Psychology dell’Università del Surrey -, questo è il primo studio che mostra il fenomeno specifico della sovrastima da parte dei fumatori di quanto tempo sia necessario per sviluppare delle malattie legate al fumo. Stimare che malattie legate al fumo possano insorgere qualche anno dopo rispetto a quanto viene percepito dai non fumatori può avere rilevanza in relazione alla percezione che i fumatori hanno dei rischi legati al fumo. Inoltre, la percezione distorta del tempo di sviluppo delle malattie legate al fumo potrebbe influenzare la scelta dei fumatori di considerare terapie per smettere di fumare così come di scegliere di effettuare dei controlli medici».
Fonte:
https://www.unimib.it/comunicati/malattie-del-fumo-tabagisti-considerano-unipotesi-lontana
Redazione
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