Cosa succede se anche i non celiaci evitano il glutine nelle proprie abitudini alimentari? Un nuovo recente studio indaga l’impatto del consumo di glutine nelle persone senza celiachia.
La malattia celiaca è un disturbo autoimmune che colpisce più di 3 milioni di persone negli Stati Uniti. I pazienti con malattia celiaca sviluppano un‘intolleranza al glutine, una proteina comunemente presente nei granuli come segale, orzo e grano, in quanto la proteina innesca l’infiammazione intestinale.
Contesto
Esistono anche persone che, pur non avendo la celiachia, evitano il glutine. Per questi individui il glutine può causare sintomi intestinali.
La base biologica per questa sensibilità al glucosio per i non celiaci non è ancora stata identificata, ma un numero sempre crescente di professionisti medici sostiene che il glutine abbia effetti negativi sulla salute, aumentando il rischio di obesità e lo sviluppo di malattie cardiache.
Di conseguenza, sempre più persone non celiache stanno adottando una dieta senza glutine. Infatti, dal 2009, il numero di persone che non hanno malattia celiaca, ma che hanno un’alimentazione senza gluten-free, si è triplicato.
Ricerca
Un nuovo studio, pubblicato in “The British Medical Journal”, indaga l’impatto dell’assunzione di glutine a lungo termine in coloro che non hanno celiachia.
Come spiegano gli autori, dato che anche la malattia celiaca è stata associata ad un più elevato rischio di malattia coronarica (coronary heart disease – CHD) – un rischio che sembra essere più basso adottando una dieta senza glutine – il nuovo studio intende indagare se il consumo a lungo termine del glutine è correlato con la CHD.
Cos’è la CHD?
La CHD è una condizione in cui la placca si sviluppa all’interno delle arterie del cuore aumentando il rischio di un infarto. Si stima che ogni anno, la CHD è responsabile di circa 370.000 morti negli Stati Uniti.
La dieta senza glutine può privare i consumatori di cereali integrali utili al cuore
Per il nuovo studio, un team di ricercatori delle università dell’intero territorio americano ha avuto accesso ai dati su quasi 65.000 donne dello studio sanitario delle infermiere e su oltre 45.300 uomini dello studio di follow-up dei professionisti del settore sanitario.
Essi hanno monitorato il consumo di glutine dei partecipanti durante un periodo di 26 anni, dal 1986 al 2010. All’inizio dello studio, i partecipanti non avevano avuto rischio di CHD. Nel 1986 hanno compilato un questionario di frequenza alimentare e hanno continuato a farlo a intervalli di 4 anni fino al 2010.
I ricercatori non hanno trovato un’associazione significativa tra il consumo di glutine a lungo termine e un rischio più alto di CHD. Anzi, i ricercatori hanno scoperto che una maggiore assunzione di glutine è stata associata ad un rischio ridotto di CHD.
Gli autori sottolineano che il loro studio è puramente empirico e pertanto non si può trarre alcuna conclusione sulla causa e sull’effetto. Tuttavia, suggeriscono, che evitare il glutine può portare ad un consumo inferiore di cereali integrali.
Poiché i cereali integrali sono pensati per ridurre il rischio cardiovascolare, gli autori scrivono che non è raccomandata avere una dieta senza glutine per le persone che non hanno la malattia celiaca.
I ricercatori, inoltre, riconoscono alcune delle limitazioni dello studio. Ai partecipanti infatti non è stato chiesto specificamente se stessero cercando di evitare il glutine, o se consumassero sostituti privi di glutine. Lo studio inoltre non ha tenuto conto di tracce di glutine e l’indice di massa corporea dei partecipanti (BMI- Body mass index, clicca qui per sapere la tua ) non è stato esaminato in relazione all’assunzione di glutine.
Conclusioni
Gli autori concludono che: “L’assunzione dietetica a lungo termine del glutine non è stata associata a un rischio di malattia coronarica, ma l’eliminazione del glutine può determinare un ridotto consumo di cereali integrali, che aumenterebbe quindi il rischio cardiovascolare. La malattia celiaca non dovrebbe essere incoraggiata“.
Redazione
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