Che ridurre il sale nella dieta faccia bene, non è una novità. Un eccessivo consumo di sodio, infatti, è considerato un fattore di rischio per lo sviluppo dell’ipertensione, che a sua volta è causa di patologie cardiovascolari gravi, come ictus o infarto.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda un consumo giornaliero inferiore ai 5 grammi al giorno. Per dare un’idea più chiara, sono all’incirca quelli contenuti in un cucchiaino da tè.
Non tutti, però, sanno come cucinare piatti gustosi utilizzando meno sale. Dal Giappone arriva una soluzione: lezioni di cucina per imparare a preparare pasti con una minore quantità di iodio sembrano un metodo efficace per modificare la dieta di 35 casalinghe nipponiche e delle loro famiglie.
Lo studio
Lo studio si basa sull’organizzazione di corsi tenuti da un dietologo, un nefrologo e un medico di base, che illustrano come valutare il contenuto salino di ogni pasto, e propongono metodi pratici per cucinare con meno sale. La dieta giapponese, molto amata anche in Italia, è caratterizzata da un elevato contenuto di sodio. Per ridurlo, senza rinunciare al gusto, un trucco può essere quello di aggiungere al cibo un sapore acido, per esempio con alcune gocce di limone. Oppure, giocando con le erbe o con le spezie, magari leggermente piccanti. Le lezioni di cucina non sono focalizzate solo sulla tradizione nipponica, ma forniscono gli stessi suggerimenti anche per la preparazione di piatti diffusi nella dieta occidentale, come per esempio il pollo al vapore o la zuppa di verdure.
I risultati: il consumo di sale si è ridotto
Al termine della sperimentazione, durata due mesi, il consumo di sale registrato dalle casalinghe e dai loro familiari si è ridotto. Fino a oggi, questo approccio didattico appare il più adatto per trasmettere alla popolazione la necessità di ridurre questo condimento in tavola: dallo studio, infatti, appare molto più efficace mostrare dal vivo come ridurre effettivamente il sodio nei piatti cucinati, piuttosto che sottoporre il pubblico a noiose lezioni teoriche, senza alcun approccio pratico.
Il risultato dello studio giapponese apre quindi nuove possibilità nella comunicazione di queste tematiche ai cittadini. Fatto molto importante anche nel nostro Paese, se consideriamo che la riduzione del sodio nella dieta rappresenta uno degli obiettivi perseguiti dal Ministero della Salute con il programma “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”, contenuto nel Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018. Tra le iniziative connesse a questo progetto vi sono alcune indagini per raccogliere informazioni sulle abitudini degli italiani riguardo il consumo di sale e la sperimentazione di interventi di comunità. Un esempio sono gli accordi tra il Ministero e le Associazioni dei Panificatori Artigianali e Industriali: in questo caso specifico, l’obiettivo è quello di ridurre il contenuto di sodio nel pane e in altri alimenti confezionati.
Consumo medio di salute in Italia
Tuttavia, il consumo medio quotidiano di un italiano adulto è oggi, secondo i dati del Ministero, pari a 11 grammi per gli uomini e 9 per le donne, ancora nettamente superiore ai valori raccomandati dall’OMS. La strada da intraprendere, quindi, è ancora lunga, ma con l’impegno delle istituzioni e la consapevolezza dei singoli cittadini, anche il nostro Paese potrà certamente raggiungere l’obiettivo di riportare l’assunzione di sale al di sotto dei livelli dannosi per la salute.
Dott.ssa Martina Laccisaglia
Centro Studi Comunicazione sul Farmaco, Salute e Società – Università Statale di Milano
Per approfondimenti:
T. Takada. Effect of cooking classes for housewives on salt reduction in family members: a cluster randomized controlled trial. ScienceDirect: General Public Health– 15 Aug 2016
Martina Laccisaglia
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